L’Oms avverte: il virus può trasmettersi nell’aria

Il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Imm agine d'archivio. (ANSA/EPA)

ROMA. – La temuta seconda ondata del Covid-19 si è già affacciata in molte parti del mondo e appare all’improvviso anche in quei  Paesi ben lontani dai vertici della classifica dei più colpiti.

Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che il virus può trasmettersi nell’aria e, attraverso il direttore generale  Tedros Adhanom  Ghebreyesus, rileva che la pandemia “accelera” e ha prodotto 400mila nuovi casi nel corso dell’ultimo week-end. Il picco, ha aggiunto, non è ancora arrivato.

“Se il numero dei decessi sembra essersi stabilizzato a livello mondiale, e alcuni Paesi hanno fatto dei progressi significativi nella riduzione del numero dei decessi, in altri Paesi i decessi sono ancora in aumento”, ha detto Tedros in una conferenza stampa virtuale. Dall’Oms è arrivato inoltre l’avvertimento sul fatto che la trasmissione del coronavirus per via aerea è qualcosa di più di una possibilità.

“Riconosciamo che le prove stanno emergendo in questo ambito e quindi dobbiamo essere aperti a questa possibilità e alle sue implicazioni, nonché alle precauzioni che devono essere prese”, ha dichiarato Benedetta Allegranzi, un funzionario dell’organizzazione, dopo un allarme di questo tipo lanciato da 239 scienziati da tutto il mondo.

“La possibilità di trasmissione per via aerea in luoghi pubblici particolarmente affollati non può essere esclusa. Le prove devono tuttavia essere raccolte e interpretate”, ha spiegato ancora Allegranzi, raccomandando “un’efficace ventilazione in luoghi chiusi ed una distanza fisica”. E “quando ciò non è possibile, si consiglia di indossare una mascherina”.

In Australia intanto, al 70/mo posto dell’elenco della Johns Hopkins University con poco più di 8.700 contagi, torna in lockdown Melbourne, seconda città del Paese, e oltre sei milioni di persone rimarranno chiuse in casa per almeno sei settimane a causa di una serie di focolai che in un giorno hanno provocato 191 nuovi casi nello Stato del Victoria, i cui confini sono sigillati per la prima volta dai tempi della spagnola.

“Dobbiamo essere realistici riguardo alle circostanza che affrontiamo. E dobbiamo dirci chiaramente che non è finita”, ha detto senza giri di parole il premier dello Stato Daniel Andrews che ha deciso, in accordo con il primo ministro Scott Morrison, la chiusura dei confini di Victoria, dove nelle ultime due settimane si sono registrati il 95 per cento dei nuovi contagi dell’Australia.

Continua a crescere l’allarme anche in India, ormai al terzo posto nel mondo per numero di  contagi con 720 mila casi e dove I morti hanno superato i 20 mila.

A Mumbai, capitale finanziaria del Paese con 20 milioni di abitanti, sono stati aperti 4 nuovi ospedali da campo sfruttando tutti gli spazi possibili compresa una pista di equitazione. Intanto, secondo informazioni filtrate dal Consiglio indiano della ricerca medica (Icmr), l’India prevede di avere un vaccino entro il 15 agosto.

Un’informazione che ha scatenato le critiche e lo scetticismo della comunità scientifica internazionale secondo cui difficilmente potrebbero esserci i tempi necessari per la sperimentazione clinica.

Sembra inoltre ormai fuori controllo la situazione in Iran.La portavoce del ministero della Salute iraniano, Sima Sadat Lari, ha reso noti gli ultimi dati che parlano del record di 200 decessi e 2.637 contagi confermati in 24 ore che portano a quasi 12 mila i morti e a 245.688 i casi ufficialmente registrati. A preoccupare in particolare è la situazione a Teheran, dove il numero delle vittime cresce più che in altre parti del Paese.

Solo ieri, secondo il presidente del Consiglio comunale della capitale iraniana Mohsen Hashemi, almeno 70 persone sono state sepolte nel cimitero di Behesht-e Zahra, il più grande della Repubblica islamica.

Ma sono tanti i Paesi nei quali  il coronavirus sembra inarrestabile o riprende ad avanzare dopo lockdown e riaperture totali o parziali a partire dall’America Latina.

In Brasile – al secondo posto nel mondo con più di un milione e 600 mila casi e oltre 65 mila morti – anche il presidente Jair Bolsonaro, da sempre sprezzante nei confronti del coronavirus, è risultato positivo al virus.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)