Tsunami Covid: dalla scuola ai media, l’analisi Agcom

Due studenti seguono le lezioni online da casa.
Due studenti seguono le lezioni online da casa.. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA. – Uno stress-test per per il sistema digitale e delle comunicazioni, che “nel complesso hanno dato prova di saper reagire alla situazione eccezionale”, ma anche un formidabile catalizzatore di deficit e disuguaglianze già esistenti, che rischiano di “esacerbarsi nel prossimo futuro”, dalla crisi dei media al digital divide che ha fortemente condizionato anche la scuola e la didattica a distanza.

Sono gli effetti della pandemia da coronavirus nell’analisi dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha pubblicato online la Relazione Annuale 2020 dedicando un allegato all’emergenza Covid-19.

Tra le criticità rilevate dall’Autorità, le condizioni socio-economiche e la presenza di dotazioni tecnologiche inadeguate che hanno inciso in modo significativo sulla crescita educativa dei ragazzi, in un momento in cui l’e-learning è diventato lo strumento di approfondimento. Durante l’emergenza, accusa l’Agcom, “il 12,7% degli studenti non ha usufruito della didattica a distanza”, dati “inaccettabili per una democrazia evoluta”.

In base a un sondaggio svolto dall’Autorità, 25 ragazzi su 100 hanno avuto problemi nelle velocità di connessione, 19 su 100 hanno segnalato che non tutta la classe ha partecipato alle lezioni a distanza, quasi 10 su 100 hanno lamentato la mancanza di dispositivi idonei. Anche le scuole sono in grosse difficoltà, perché non tutte vengono raggiunte dai cavi in fibra ottica per le connessioni ad alta velocità. La criticità riguarda in particolare le regioni del Sud.

In generale, secondo le stime dell’Agcom, la pandemia è destinata a rivelarsi uno tsunami per il sistema delle comunicazioni. L’Autorità prevede che il valore complessivo del sistema “alla fine del 2020 potrebbe scendere al di sotto dei 50 miliardi di euro, con una perdita rispetto al 2019 dai 3 ai 5 miliardi, corrispondente a una variazione compresa tra il -6% e il -10 per cento.

Guardando, dunque, a quello che avrebbe potuto essere l’andamento complessivo del sistema delle comunicazioni nel 2020 in assenza dell’evento congiunturale, l’effetto negativo prodotto dall’epidemia è stimabile tra i 4 e i 6 miliardi”.

Tra i settori più colpiti c’è sicuramente l’informazione: nonostante la crescita del consumo di tv e Internet, gli introiti pubblicitari sono destinati a diminuire a fine anno tra l’11 e il 14%, “con una perdita attesa nell’ordine del miliardo di euro rispetto al 2019”. Un calo drammatico che va a sommarsi “al già difficile quadro delineato dalla strutturale riduzione dei ricavi che da tempo” investe anche “la vendita di copie”.

Parallelamente “le fonti informative televisive e online hanno segnato un’impennata negli ascolti e nella fruizione”. In particolare, i tg nazionali delle 20, a marzo e aprile, “hanno nettamente superato la quota del 50% di telespettatori della fascia oraria, con un incremento sugli stessi mesi del 2019 rispettivamente di 5 e 4 punti percentuali”.

E anche “l’informazione locale trasmessa dai TgR ha visto un significativo balzo degli ascolti durante il lockdown”. Inoltre a marzo “i siti e le app di informazione hanno superato la soglia del 90% di utenti unici sul totale individui connessi (oltre 7 punti percentuali in più rispetto a marzo 2019)”.

In un settore dei media che complessivamente nel trimestre ha perso oltre 200 milioni (se confrontato con lo stesso periodo del 2019), l’unico segmento in controtendenza è quello della tv online a pagamento (VOD), che a marzo, primo mese di lockdown, hanno fatto registrare un tasso di crescita considerevole (+42% rispetto a febbraio, +60% rispetto a marzo 2019), superando i 17 milioni di utenti unici, stando alle stime dell’Autorità su dati Comscore.

Quanto alle tlc, il segmento della rete fissa ha subito una flessione dei ricavi più intensa (-7%) di quello della rete mobile (-2%), con una riduzione complessiva di circa 400 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

Infine il settore postale, con gli uffici chiusi, ha visto un crollo degli introiti da servizi inclusi nel servizio universale di quasi il 25%. Allo stesso tempo, il maggiore ricorso agli acquisti online da parte degli italiani ha consentito la crescita del 3% delle risorse derivanti dai servizi di consegna dei pacchi.

(di Angela Majoli/ANSA)