Decreto semplificazioni, l’Ance chiede più coraggio

File di auto sull'autostrada.
File di auto sull'autostrada. (ANSA)

ROMA.  – L’Italia veloce promessa dal decreto semplificazioni approvato salvo intese nella notte di lunedì sembra un sogno nel paese degli appalti lumaca raccontato dai costruttori.

Ci vogliono 16 anni per realizzare un’opera pubblica sopra i 100 milioni di euro e 4/5 anni per le più semplici opere di manutenzione, secondo i dati presentati dall’Ance al convegno “Il coraggio di semplificare”.

“Dieci anni di tentativi di semplificare il paese sono naufragati nel nulla, non possiamo perdere l’ennesima occasione”, ha detto il presidente dell’associazione, Gabriele Buia, chiedendo al governo più coraggio e un indirizzo chiaro che guardi al futuro.

L’esecutivo intanto sta continuando a lavorare al testo, che sarà pronto in due-tre giorni, ha promesso la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, parlando di “clima positivo” in consiglio dei ministri, nonostante le differenze di vedute tra i partiti della maggioranza.

“Già ieri abbiamo lavorato, ci sono le condizioni per arrivare alla chiusura in pochi giorni”, ha dichiarato De Micheli a Radio 24, rimandando al ritorno del premier Giuseppe mConte dalla missione a Lisbona e Madrid, “è bene che ci sia anche lui”.

Il presidente del Consiglio, del resto, punta molto sul testo che ha definito, in conferenza stampa, “una rivoluzione, una semplificazione mai fatta”.

Ma il decreto, che stabilisce nuove regole sull’affidamento degli appalti, senza gara fino a 150 mila euro, ed estende il cosiddetto “modello Genova” con commissari per i grandi cantieri, solleva diverse perplessità nei costruttori.

Pur riconoscendo al governo di “affrontare con forza” temi chiave per disincentivare la burocrazia difensiva come il danno erariale e l’abuso d’ufficio, l’Ance non condivide la decisione di eliminare le gare invece di tagliare le procedure a monte, quella “selva di pareri, valutazioni e procedure che non si sono mai riuscite a tagliare”.

È in quella fase che precede la gara, secondo uno studio su un campione selezionato di 230 grandi opere, che si concentrerebbe quasi il 70% delle cause di blocco degli appalti. Il 17% delle cause riguarderebbe la fase di gara mentre meno del 2% dipenderebbe dal contenzioso delle imprese.

Per esempio, per approvare i contratti di programma Anas e Rfi ci vogliono 11 passaggi autorizzativi.

E per ottenere un permesso di costruire è necessario allegare più di 30 documenti tra dichiarazioni, autocertificazioni e documentazioni tecniche, che a loro volta richiedono altri passaggi burocratici.

È un vero labirinto, complicato ulteriormente dell’emergenza Coronavirus, quando lo smart work della pubblica amministrazione ne ha, per Buia, peggiorato l’efficienza.

Dall’Ance arriva, infine, un appello a evitare, almeno nel decreto semplificazione, il  continuo rimando a norme attuative che ritardano l’entrata in vigore dei provvedimenti. Tra i Governi Conte I e Conte II ci sarebbero ancora, calcolano i costruttori, 570 decreti attuativi da approvare.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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