Prometeia: Pil Italia a livelli pre-Covid nel 2025

Un operaio dell'industria metalmeccanica. (AdnKronos)

MILANO.  – Per Prometeia il Pil dell’Italia cadrà del 10,1% quest’anno per poi vedere un rimbalzo del 5,9% nel 2021 ma bisognerà attendere il 2025 per tornare ai livelli che il Paese registrava prima dell’esplodere della pandemia del coronavirus.

All’indomani della revisione al ribasso delle stime della Commissione europea, che ha messo la Penisola in coda ai paesi dell’ eurozona con un calo dell’11,2% del Prodotto interno lordo 2020 seguito da un recupero del 6,1% l’anno prossimo, il centro bolognese di consulenza e ricerca diffonde le proprie stime e spiega che nel nostro Paese il recupero dei livelli di attività pre-Covid avverrà solo nel 2025.

Servono quindi cinque anni per uscire da quella che viene definita la peggiore recessione mai registrata in tempo di pace.

E il motivo, spiega Prometeia, è legato al fatto che  la risposta della politica fiscale, seppur rilevante e tempestiva e in linea a quella degli altri Paesi europei, non è suficiente per riavviare in modo deciso consumi e investimenti.

In un paese come il nostro, gravato in partenza dal macigno del debito pubblico, infatti “non sembra in grado di riavviare in modo deciso la domanda interna, frenata anche dalla forte incerteza che ancora pervade le aspettative degli operatori e dal crollo del commercio internazionale”.

Nel suo rapporto di luglio Prometeia prevede che il rapporto deficit/Pil si attesterà all’11% nel 2020 e il debito/Pil salirà al 159%. E lo stimolo fiscale, stimato in circa 5 punti percentuali di Pil quest’anno, appare inadeguato “per riavviare in modo deciso i consumi e gli investimento”.

L’ unico aspetto vagamente positivo è che si sta traducendo anche in un forte aumento delle disponibilità liquide di famiglie e imprese.

La fotografia del prossimo futuro dell’Italia è tuttavia nel complesso a  tinte fosche:  “La fase del superamento vedrà il nostro paese con un livello di attività economica inferiore a quello pre-crisi, con meno occupazione, con un livello di risparmio delle famiglie più elevato e di debito delle imprese non finanziarie e del settore pubblico più alto” ma anche “con un aumento delle disparità a molti livelli, nella distribuzione funzionale e personale del reddito, tra i generi e le classi di età, tra settori produttivi e territori”.

“A farne le spese” saranno “in misura maggiore le piccole imprese e i lavoratori autonomi e meno istruiti”, segnala Prometeia.

Insieme alla Spagna, in parte a causa di una diversa specializzazione e organizzazione produttiva, in parte per i limiti nelle risposte fiscali imposti da debiti pubblici elevati, l’Italia si trova oggi in una situazione pericolosa. Il rischio è che si possa avviare, se non è già accaduto, un circolo vizioso, dove risorse finanziarie e umane lasciano i paesi fragili dell’Europa per migrare verso quelli più forti, “il che potrebbe rendere l’assetto attuale dell’area dell’euro insostenibile nel lungo periodo”.

In questo contesto il centro di ricerca è convinto che l’Italia farà ricorso al Mes e che i paesi europei si metteranno d’accordo su 650 miliardi di euro aiuti per sostenere le economie nella fase della ripartenza, di cui 350 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 300 di prestiti con l’Italia mcandidata a essere il maggior beneficiario di questi fondi m(18,8% del totale).

(di Marcella Merlo/ANSA)

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