Allarme dell’Fbi, Cina maggior minaccia per gli Usa

Agenti dell'Fbi effettuano ricerche al computer.
Agenti dell'Fbi effettuano ricerche al computer.

WASHINGTON. –  “L’Fbi apre un nuovo caso legato allo spionaggio cinese ogni 10 ore e quasi la meta’ dei 5.000 casi in corso sono collegati a Pechino”: con questi dati il capo dell’Fbi Christopher Wray ha rilanciato l’allarme dell’ amministrazione Trump sul pericolo rappresentato dal Dragone, definendolo “la piu’ grande minaccia a lungo termine” per il futuro degli Usa.

“La posta in gioco non potrebbe essere piu’ alta, la Cina é impegnata in uno sforzo completamente statale per diventare l’unica superpotenza mondiale con qualsiasi mezzo necessario”, ha ammonito, anticipando che nei prossimi giorni ne parleranno anche il segretario di stato Mike Pompeo e l’attorney general William Barr.

In un discorso inusuale all’Hudson Institute della capitale, Wray ha tracciato un quadro da guerra fredda, denunciando le interferenze cinesi, l’ampia campagna di spionaggio economico e scientifico, la sottrazione di dati e denaro, una serie di attivita’ politiche illegali, con il ricorso alla corruzione e al ricatto per influenzare la politica americana.

Il direttore del Federal Bureau ha accusato anche Pechino di fare pressioni sui propri concittadini all’estero ritenuti piu’ critici verso il regime perche’ ritornino in patria. A questo proposito ha menzionato il cosiddetto programma “Fox Hunt” (caccia alla volpe), sostenendo che e’ stato lanciato nel 2015 dal presidente Xi Jimping e mette nel mirino i cinesi che vivono fuori confine e sono visti come una minaccia per il governo di Pechino.

“Stiamo parlando di rivali politici, dissidenti e critici che cercano di rivelare le ampie violazioni dei diritti umani in Cina”, ha spiegato. “Il governo cinese – ha proseguito – vuole costringerli a tornare e per farlo usa tattiche scioccanti: quando non e’ in grado di localizzare una persona obiettivo del programma Fox Hunt, manda un emissario per visitare la sua famiglia negli Usa. Il messaggio che passa? L’interessato ha due opzioni, tornare in Cina o suicidarsi”.

Quella tra Usa e Cina sembra davvero la nuova guerra fredda per la supremazia nel XXI secolo. Accesa dalla battaglia sui dazi, proseguita con la campagna contro Huawei e il 5G made in China, ora sta esplodendo su tutti i fronti: dalle sanzioni americane per la stretta di Pechino su Hong Kong alle tensioni nel Mare cinese meridionale, dalle reciproche accuse sulla pandemia con l’uscita degli Usa dall’Oms ai social cinesi, Tik Tok in testa, che Washington vuole bandire in quanto “strumenti di sorveglianza” del partito comunista cinese.

Per finire ai negoziati tra Usa e Russia sul disarmo nucleare, cui Pechino non intende partecipare, a meno che gli Stati Uniti non riducano al suo stesso livello il loro arsenale, che é 20 volte superiore (6000 testate contro 300).

“Gli Usa cercano solo un pretesto per non estendere il trattato sulle armi nucleari con la Russia” in scadenza a febbraio 2021, ha accusato Fu Cong, capo del dipartimento sul Controllo degli armamenti del ministero degli Esteri, riferendosi al New Start 2010.

Intanto la Cina ha annunciato l’imposizione di restrizioni ai visti a carico dei funzionari americani che si sono “comportati male” sulle vicende legate al Tibet, una risposta simmetrica a quella americana contro alcuni funzionari cinesi coinvolti nell’esclusione degli stranieri dal “tetto del mondo”.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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