Gli Usa verso il bando dei membri del Partito comunista cinese

Il Partito comunista cinese supera i 90 milioni di iscritti.
Il Partito comunista cinese supera i 90 milioni di iscritti.

WASHINGTON. – Donald Trump studia la prossima mossa contro Pechino: il divieto di ingresso negli Stati Uniti per tutti i membri del partito comunista cinese e le loro famiglie. L’esistenza di alcune bozze del provvedimento, già approdate sulla scrivania dello Studio Ovale, è stata rivelata dal New York Times. E nella versione più dura è prevista anche la revoca del visto e la conseguente espulsione per chi già si trova e risiede negli Usa.

Insomma, si tratta di una stretta che, se attuata, è destinata ad esacerbare ancor di più le tensioni tra Washington e Pechino e ad appesantire il clima oramai da Guerra Fredda tra le due capitali. Le autorità cinesi, del resto, non hanno perso tempo nel commentare le indiscrezioni, minacciando una sicura rappresaglia se tali voci dovessero tramutarsi in realtà. Rappresaglia che molto probabilmente metterebbe in grande difficoltà tutti i cittadini americani che intendono entrare o restare in Cina, soprattutto per lavoro ed affari.

“Se stanno considerando di vietare ai membri del Partito comunista cinese e ai loro familiari di viaggiare negli Stati Uniti, tutto ciò farà sembrare gli Usa patetici”, ha reagito la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Hua Chunying. “La decisione degli Usa – ha aggiunto – violerebbe le norme di base delle relazioni internazionali e danneggerebbe la sua immagine di superpotenza”.

Il tycoon intanto non avrebbe ancora deciso. Del resto il suo atteggiamento nei confronti della Cina è stato spesso ambiguo: da un lato parole durissime soprattutto quando si parla di relazioni commerciali e di pandemia, dall’altro un comportamento spesso accondiscendente soprattutto nei confronti del leader Xi Jinping, il cui ruolo viene visto alla Casa Bianca importante ai fini delle chance di rielezione di Trump. Di qui anche le accuse al presidente americano di essere stato poco incisivo nel condannare fin dall’inizio la repressione ad Hong Kong e quella degli uiguri.

Il divieto di ingresso per i membri del partito comunista cinese e le loro famiglie ricalcherebbe il noto travel ban che l’amministrazione Trump ha varato nei confronti di alcuni Paesi musulmani. Non a caso c’è la mano dello stesso architetto, il consigliere politico della Casa Bianca Stephen Miller, il falco dietro alla strategia sull’immigrazione di Donald Trump, quella del pugno duro.

Ma invocare l’Immigration and Nationality Act che nel 2017 ha motivato il bando per i Paesi musulmani non è così facile quando si parla di Cina. Considerando che i membri del partito comunista cinese sono oltre 92 milioni e che nel 2018 sono entrati negli Usa almeno 3 milioni di cittadini cinesi.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)