Diritti tv: fondi o gestione autonoma, bivio Serie A

Il logo della Lega Serie A nella sala stampa dell'associazione.
Il logo della Lega Serie A nella sala stampa dell'associazione. ANSA / MATTEO BAZZI

MILANO.  – La Lega Serie A è a un bivio: affidare la gestione dei diritti tv a una propria media Company con manager indipendenti dall’assemblea, oppure continuare a gestirli in proprio. Secondo il presidente Paolo Dal Pino, la strada per affrontare il futuro è la prima e lo ribadirà domani in assemblea (alle 13), presentando le offerte vincolanti di sei fondi d’investimento per la società destinata a vendere il calcio di Serie A in Italia e all’estero.

Ma alla vigilia i club ancora una volta appaiono divisi a metà di fronte a una scelta strategica sulla loro principale fonte di ricavi, 1.4 miliardi a stagione per il triennio 2018-21.

In un hotel di Milano, nella prima assemblea in presenza dopo il lockdown, l’advisor della Serie A, Lazard, illustrerà la propria analisi sulle offerte dei fondi, ma non è detto che una decisione arrivi già domani. Collegata a questa partita è quella per l’elezione del consigliere di Lega in sostituzione di Stefano Campoccia (Udinese): in corsa Joe Barone (Fiorentina) e Maurizio Setti (Verona), che appoggia il piano di Aurelio De Laurentiis (Napoli) e Claudio Lotito (Lazio), secondo cui la Lega deve mantenere al 100% il controllo della gestione dei diritti tv.

Questo gruppo di società, una decina, guarda con interesse ai potenziali partner industriali che si sono fatti avanti, Wanda (candidatosi anche come advisor con obiettivo di 1.5 miliardi e un progetto utilizzabile anche se nella media company entrassero i fondi) e MediaPro (che si è proposto per realizzare il canale della Lega).

Altri club, inclusi Juventus e Milan, sono per il coinvolgimento dei fondi. Questo scenario prevede un rapporto almeno decennale e una governance della media company autónoma dall’assemblea, spesso influenzata da interessi particolari. Bain, Cvc e Advent hanno proposto l’acquisto di quote di minoranza (sotto il 20%, per circa 2 miliardi di euro); altri tre fondi, Apollo, Fortress e Blackstone, tramite il suo braccio di investimento GSO, si sono presentati come finanziatori.

L’interesse dei fondi si può leggere come dimostrazione dell’appeal crescente della Serie A, ma anche come la prova di un margine inesplorato di ricavi o di una forte necessità di risorse economiche da parte di un movimento in cui non mancano club con difficoltà finanziarie. Un aspetto è chiaro: il mercato domestico è saturo.

Il prossimo bando non arriverà prima di settembre, in uno scenario reso ancora più incerto dall’emergenza coronavirus, con calo di ricavi da sponsorizzazioni e botteghino, senza prospettive chiare per la riapertura degli stadi. Alcuni club, fra l’altro, spingono per posticipare l’inizio del campionato almeno dal 12 al 19 settembre.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)

Lascia un commento