Crollo record per il pil Usa, affondano le Borse

Due operatori di borsa a Wall Street.
Due operatori di borsa a Wall Street. (ANSA/EPA)

NEW YORK.  – La maggiore contrazione di sempre, la peggiore da quando é iniziata la raccolta dei dati 70 anni fa. Il pil americano crolla del 32,9% nel secondo trimestre, in un calo paragonabile solo alla Grande Depressione e al secondo dopoguerra.

Anche se migliore delle attese che scommettevano su una flessione del 34,7%, il tracollo pesa sulle borse: le piazze finanziarie europee chiudono tutte in profondo rosso complice anche la brusca frenata dell’economia tedesca che, nel periodo aprile-giugno, si e’ contratta del 10,1%, un record.

Pesante Wall Street, dove gli scambi risentono della doccia fredda del pil e dell’ipotesi ventilata da Donald Trump di ritardare le elezioni fino a quando il voto non sará sicuro.

Una provocazione quella del presidente americano che alimenta lo spettro di una forte incertezza politica nei prossimi mesi e che rischia di condizionare le trattative in corso per il nuovo piano di stimoli all’economia.

I democratici e i repubblicani lavorano dietro le quinte ma, come ammesso dalla stessa Casa Bianca, le posizioni restano profundamente distanti con i conservatori che propongono aiuti per 1.000 miliardi di dollari e i liberal che ne vogliono almeno 3.000 per rilanciare un’economia in crisi profonda e un mercato del lavoro in forte difficoltá.

I numeri d’altronde non lasciano adito a dubbi: al crollo del pil si somma il nuovo aumento delle richieste di sussidi alla disoccupazione che, per la diciannovesima settimana consecutiva, sono sopra il milione.

Cifre che gelano il tycoon a pochi mesi dalle elezioni: con un ripresa al palo Trump teme l’affievolirsi delle sue chance elettorali. Da qui il pressing per nuovi stimoli per aiutare gli americani alle prese con il coronavirus da un lato e una crisi economica senza precedenti dall’altro.

Convinto che siano necessari ulteriori aiuti pubblici e’ il presidente della Fed. “La politica di bilancio – ammette Jerome Powell – puó arrivare dove non ce la fa e non puó  la política monetaria, dando sollievo immediato agli americani”. Agli stimoli la Fed é impegnata ad affiancare la sua azione usando tutti gli strumenti a sua disposizione per assicurare una ripresa solida. Per ora una ripresa e’ incerta: tutto dependerá dall’andamento del coronavirus, dice Powell. “Non ci sará una piena ripresa se la gente non si sentirá sicura”, aggiunge il presidente della Fed, scandendo piú volte che l’economia dipende dall’andamento del virus. Proprio per questo il recente aumento di contagi negli Stati Uniti preoccupa: secondo Powell é infatti una minaccia all’economia e alle sue prospettive, sulle quali pesano giá “significativi rischi”.

A mettere in guardia sull’esistenza di rischi al ribasso per l’economia é anche la Bce: l’attivita’ economica si mantiene decisamente “al di sotto dei livelli” pre-Covid e le prospettive restano “fortemente incerte”, afferma Francoforte. Come la Fed anche la Bce di Christine Lagarde assicura che non fará mancare il proprio appoggio e si impegna a fare il “necessario” a sostegno di Eurolandia e dei suoi cittadini.

La vera incognita per le due banche centrali resta il virus e la possibilitá che rialzi la testa e costringa a eventuali nuovi chiusure con il rischio di ferite permanenti sull’economia che giá, nelle condizioni attuali, avrá bisogno probabilmente di anni per recuperare.

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