Studiosa Usa ricrea le voci perdute di Santa Sofia

Interno della Basilica di Santa Sofia.
Interno della Basilica di Santa Sofia.

NEW YORK. – Grazie a una ricerca di archeologia acustica, gli angeli bizantini tornano a volare a Santa Sofia, la chiesa di Istanbul trasformata in moschea dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan: Bissera Pentcheva, una storica dell’arte di Stanford, ha ricostruito gli effetti sonori delle note che per secoli hanno rimbalzato dall’ambone, dove era situato il coro, tra cupole, esedre, colonne e mura dell’antica cattedrale costruita da Giustiniano.

Pentcheva ha passato l’ultimo decennio a studiare le particolarità acustiche di Santa Sofia il cui splendore mistico, a suo avviso, si rivela in pieno solo tornando a immaginarla come vettore per i movimenti della luce e del suono. “Per secoli voci e luce hanno lavorato assieme in questo magnifico interno per evocare il senso del divino”, si legge sul sito di “The Voice of Hagia Sophia”, un documentario diretto da Duygu Eruçman e realizzato dalla studiosa con Jonathan Abel del Center for Computer Research in Music and Acoustics di Stanford: video ancora più attuale ora che la conversione in moschea del sito patrimonio mondiale dell’Unesco ha cancellato le tracce della legacy cristiana dell’edificio.

Ricostruire l’acustica di Santa Sofia – nota oggi il New York Times – ha richiesto un misto di diplomazia, inventiva e nuove tecnologie dal momento che da decenni, anche quando era museo, le autorità turche avevano proibito il canto o ogni altra forma di musica all’interno dell’edificio.

Ottenuto nell’inverno 2010 il permesso di entrare a Santa Sofia all’alba con un paio di palloncini, la studiosa aveva convinto un custode a posizionarsi dove un tempo cantava il coro e a farli scoppiare. Aveva quindi registrato l’effetto delle esplosioni dal punto dell’edificio dove un membro privilegiato del pubblico secoli fa avrebbe assistito alla messa.

Due visite avevano permesso solo quattro registrazioni, sufficienti però a collezionare una valanga di dati, sulla base dei quali è stato realizzato “The Lost Voices of Hagia Sophia”, un album registrato in studio in California in cui Cappella Romana, il più importante coro in Nordamerica specializzato in musica bizantina, ha riportato in vita l’antica liturgia musicale nell’acustica dello spazio per cui era stata scritta: come nel caso di “Asmatikon”, un inno che paragona i coristi agli angeli, in cui, spiega al Times Alexander Lingas, musicologo e il direttore del coro, “uno schema di motivi ondulatori si accumulano nello spazio virtuale fino a prendere il volo”.

(di Alessandra Baldini/ANSA)