Fincantieri: settore resiliente, crociere cresceranno

Operai del cantiere navale di Fincantieri a Castellamare durante il varo di una nave.
Operai del cantiere navale di Fincantieri a Castellamare durante il varo di una nave. (ANSA)

TRIESTE.  – La cantieristica navale, come tanti altri settori accusa le conseguenze della pandemia. Come per tutti i grandi gruppi, anche Fincantieri conosce una battuta d’arresto a causa del Covid-19, che si manifesta in quei 137 milioni di rosso che sono il totale negativo del primo semestre dell’anno.

Ma “il settore è resiliente”, indica l’.a.d del Gruppo, Giuseppe Bono, “lo si è visto anche in passato” e le aspettative sembrano molto attendibili: “Il comparto crocieristico crescerà. Non è solo una previsione nostra ma diffusa anche tra gli armatori, tra i nostri clienti”.

Alla conference call all’indomani dell’approvazione della semestrale, Bono ha rassicurato gli analisti. Citando, se non bastasse, le prenotazioni per le crociere per il 2021: “C’è un positivo trend di ripresa che riporta il mercato ai livelli storici”, e un sondaggio Ubs di maggio secondo il quale l’85 per cento i crocieristi hanno dichiarato l’intenzione di tornare a viaggiare ancora in crociera.

Bono non è impensierito dai conti, ha guidato il Gruppo anche nei mari della diversificazione, una rotta che gli ha consentito di attutire il colpo inferto dal Coronavirus. “Il nostro core business rimane la costruzione navale: siamo leader mondiali nella costruzione di navi da crociera e di navi militari di superficie”, attività cui si affianca la realizzazione di infrastrutture, come il Ponte di Genova, realizzato in un solo anno.

“Avremo molte opportunità in futuro”, ha aggiunto l’a.d.. Per chi ha bisogno di prove, ci sono “i piani di consegna delle navi, contenuti tra 4/5 mesi, mentre i competitor prevedono slittamenti fino a 12 mesi” e, soprattutto, nessuna cancellazione di ordini e un portafoglio che stabilisce un nuovo record: 117 navi per un valore di 38 miliardi di euro.

Se il Ponte ha dato al Gruppo “grande visibilità internazionale”, quella sulle infrastrutture non sarà solo una puntata. Nel settore “abbiamo le competenze necessarie perché ci sia una ripartenza; possiamo portare un nuovo approccio dal momento che nel nostro Dna c’è rispetto di costi e tempi”. In Italia “c’è un grande dibattito ma mancano risorse e mentalità”.

Intanto, bisogna fare i conti con i dati fermi al 30 giugno dopo che gli impianti sono rimasti chiusi dal 13 marzo al 20 aprile, cui è seguita una ripresa progressiva. I ricavi si sono attestati a 2.369 milioni euro (2.808 al 30 giugno 2019; -15,6%, per circa 790 milioni).

L’Ebidta ha fatto segnare 119 milioni (227 al 30 giugno 2019) con Ebidta margin 5,0% (8,1% al 30 giugno 2019). Anche in questo caso, l’Ebidta risente della mancata contribuzione di circa euro 65 milioni dovuta al fermo produttivo. Il risultato del periodo adjusted è stato negativo per 29 milioni di euro (47 al 30 giugno 2019).

Calo produttivo ma fino a un certo punto: nel primo semestre sono state consegnate 10 navi da 7 stabilimenti diversi. “Guardiamo con fiducia al futuro”, conclude Bono.

(di Francesco De Filippo/ANSA)

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