Sponda Di Maio al Pd sulla Legge elettorale proporzionale

Il ministro Luigi Di Maio, durante l'informativa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sugli esiti del Consiglio europeo in aula della Camera
Il ministro Luigi Di Maio, durante l'informativa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sugli esiti del Consiglio europeo in aula della Camera, Roma, 22 luglio 2020. ANSA/POOL - ROBERTO MONALDO

ROMA. – Il taglio dei parlamentari “dovrà essere accompagnato da una nuova legge elettorale che sia rappresentativa al massimo”. Ovvero, un sistema proporzionale. “C’è un accordo tra le forze politiche di maggioranza e va rispettato”. A parlare è Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri lancia la lunga volata al referendum per il taglio dei parlamentari. E coglie l’occasione per fare un inatteso assist al Pd sul sistema di voto.

Un segnale politico, che preannuncia grandi manovre politiche, dopo la pausa agostana, sul terreno della legge elettorale. Il tema è stato messo in un cassetto, perché Matteo Renzi si è messo di traverso: Italia viva ribadisce il suo “no” a un sistema proporzionale con sbarramento al 5%. E, avverte Ettore Rosato, senza Iv i voti per approvare la legge “non ci sono”. Ma i Dem non si danno per vinti e tornano a chiedere di portare il tema in Aula alla Camera “al più presto”.

L’ex capo M5s pubblica la foto di una copertina di Repubblica che gli accredita il taglio dei parlamentari. E parla alla base pentastellata, alla vigilia della scelta del nuovo capo politico in autunno, ricordando che a fine settembre c’è il referendum per confermare la sforbiciata “storica” di 230 deputati e 115 senatori.

Ma il ministro, che avrebbe coltivato negli ultimi mesi il dialogo con Franceschini e Zingaretti, manda un messaggio anche al Pd, che con Goffredo Bettini chiedeva di riequilibrare il sistema istituzionale accompagnando al taglio degli eletti un sistema di voto proporzionale: “C’è il rischio di uno squilibrio istituzionale pericoloso”, avverte il Dem Emanuele Fiano.

Da Iv arriva lo stop di Rosato: “Portare quel testo in Aula, con voti risicati di maggioranza, sarebbe stato un suicidio annunciato e forse voluto: i meccanismi parlamentari del voto segreto l’avrebbero affondata. Il tema comunque non è una priorità: ne parleremo quando avremo deciso come spenderemo i soldi del Recovery fund e Mes”.

Il deputato Marco Di Maio ribadisce che Iv vuole un sistema maggioritario (“Può garantire rappresentanza”). Ma non ora, è il mantra dei renziani.

Nella prima domenica d’agosto, non passa però inosservata la mossa di Di Maio. “Mentre Conte si è tenuto fuori e non ha condannato la scelta di Renzi di far saltare l’accordo di maggioranza, Di Maio interviene a ribadire gli accordi col Pd”, nota una fonte pentastellata.

Qualche parlamentare si spinge a ipotizzare che gli accordi per il nuovo sistema di voto, che potrebbero anche includere una parte del centrodestra visto che il proporzionale potrebbe far comodo a Forza Italia, possano diventare un terreno su cui misurare una nuova maggioranza (e forse, a ricasco, un nuovo governo). Scenari futuribili, per ora.

Il Pd in conferenza di capigruppo in settimana tornerà a chiedere di portare in Aula alla Camera il testo, a settembre. Ma tra i Dem è diffusa la convinzione che se ne potrà parlare davvero solo dopo le elezioni regionali di fine settembre. Il vero orizzonte, ribattono da Iv, è quello delle elezioni per i grandi Comuni in programma nella primavera nel 2021: “A quell’appuntamento il centrodestra deve presentarsi unito, è difficile che parlino di legge elettorale con la maggioranza. Solo dopo – è convinto un dirigente renziano – inizieranno le grandi manovre”.

(di Serenella Mattera/ANSA)