Effetto Covid: Italia poco connessa, con virus rete sotto stress

Schermo con una app.
Schermo con aplicazione digitale per acceso a big data in Internet.

ROMA. – L’Italia è ancora troppo poco ‘connessa’. Complice anche l’emergenza Covid, che ha costretto le persone nelle proprie case obbligando aziende pubbliche e private a ricorrere allo smart working, i nodi sono venuti ancor più al pettine: la rete è stata messa sotto stress, con rischi di interruzioni e riduzione della qualità.

A mettere sotto la lente di ingrandimento la situazione del nostro paese nel campo dello sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione oltre che della cultura del digitale è uno studio della Banca d’Italia (un ‘Occasional Paper firmato da Emanuela Ciapanna e Giacomo Roma) nel quale viene “ribadita l’importanza di accelerare gli investimenti nelle reti di nuova generazione, rafforzare l’intervento dello stato nelle aree a fallimento di mercato, promuovendo la partnership pubblico-privato nelle aree a bassa profittabilità, ma soprattutto accelerando il passaggio dalla programmazione alla realizzazione, riducendo gli oneri amministrativi e rimuovendo gli ostacoli burocratici”.

Lo studio propone anche investimenti in formazione dei dipendenti pubblici e privati, per aggiornarne lo skill alla nuova realtà, e una accelerazioen nella commercializzazione del 5g. L’Italia, si legge nello studio, registra ritardi nello sviluppo di reti a banda larga ultra veloce, diffuse in maniera non uniforme sul territorio nazionale. Tale sviluppo procede infatti lentamente sia nelle aree potenzialmente profittevoli, sia laddove per la loro realizzazione è necessario l’intervento pubblico.

L’utilizzo delle tecnologie ICT nel lavoro, nel commercio e nell’attività amministrativa è negativamente influenzato dal basso livello di competenze digitali degli individui, nonché dalla scarsa cultura digitale e dalla frammentazione del sistema produttivo e amministrativo.

Gli economisti di Bankitalia lanciano anche un allarme soprattutto alla luce dei nuovi pesanti carichi che si sono verificati con la crisi della pandemia: “sebbene gli esperti di telecomunicazioni concordino nel considerare che il collasso di internet sia un evento estremo, sono anche convinti che ci dovremo aspettare interruzioni e perdite in termini di velocità e qualità dei collegamenti. Cosa che, affermano, “in Italia stiamo già vedendo”.

“L’emergenza Covid – si legge ancora – ha messo la rete sotto stress a causa dell’improvviso aumento della domanda di servizi digitali. Il nostro paese ha mostrato vari gradi di resilienza e adattabilità allo shock: le aree con la rete ad alta velocità e le aziende private e della pubblica amministrazione che avevano investito in digitalizzazione in passato si sono trovate ben equipaggiare per fronteggiare la situazione. Al contrario le aree senza una adeguata copertura e dove aziende e amministrazione non avevano un’adeguata cultura digitale sono state colte impreparate”.

Bankitalia ricorda quindi che “l’Italia è in ritardo ed è ben lontana dal raggiungere i propri obiettivi dell’Agenda Digitale Ue, ossia una connessione a banda ultralarga a tutta la popolazione e una banda ultraveloce (oltre 100 Mbit/s) a tutte le aziende e ad almeno la metà della popolazione entro la fine del 2020”.

Anche se la situazione negli ultimi anni è migliorata in termini di diffusione della banda larga, l’Italia rimane sempre indietro rispetto ai principali partner europei. Basta guardare i dati: il tasso di penetrazione (calcolato come numero di reti disponibili rispetto alla percentuale della popolazione) ha infatti raggiunto il 28,4%, contro il 32,3 in Spagna, il 41,7% in Germania e il 43,7% in Francia.

(di Angelica Folonari/ANSA)

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