Papa Francesco: “Senza cura degli ultimi il mondo non guarisce”

Papa Francesco a pranzo con 1.500 bisognosi
In una foto d'archivio Papa Francesco a pranzo con 1.500 bisognosi

CITTÀ DEL VATICANO. – “La pandemia ha messo in risalto quanto siamo tutti vulnerabili e interconnessi. Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti, incluso il creato, non possiamo guarire il mondo”. Papa Francesco ha sempre al centro dei suoi pensieri gli effetti della diffusione globale del coronavirus, e ne parla anche nell’udienza generale, dedicata oggi ancora al nuovo ciclo di catechesi sul tema “Guarire il mondo”.

Il Pontefice loda “l’impegno di tante persone che in questi mesi stanno dando prova dell’amore umano e cristiano verso il prossimo, dedicandosi ai malati anche a rischio della propria salute. Sono degli eroi!”. Ma per lui, “il coronavirus non è l’unica malattia da combattere”: la pandemia, infatti, “ha portato alla luce patologie sociali più ampie”, e “una di queste è la visione distorta della persona, uno sguardo che ignora la sua dignità e il suo carattere relazionale”.

A volte, spiega, “guardiamo gli altri come oggetti, oggetti da usare e scartare”, e “questo tipo di sguardo acceca e fomenta una cultura dello scarto individualistica e aggressiva, che trasforma l’essere umano in un bene di consumo”. Una cultura contraria al fatto che Dio, sottolinea, “ci ha creati non come oggetti”, bensì “come persone amate e capaci di amare, ci ha creati a sua immagine e somiglianza”.

In questo modo “ci ha donato una dignità unica, invitandoci a vivere in comunione con Lui, in comunione con le nostre sorelle e i nostri fratelli, nel rispetto di tutto il creato”. “E in questa comunione, in quest’armonia che è comunione – ha osservato -, Dio ci dona la capacità di procreare e di custodire la vita, di lavorare e prenderci cura della terra”, perché “non si può procreare e custodire la vita senza armonia: sarà distrutta”.

Per il Papa, inoltre, “cercare di arrampicarsi nella vita di essere superiori agli altri, distrugge l’armonia: è la logica del dominio, di dominare gli altri. L’armonia è un’altra cosa: è il servizio”. E invita ad avere “occhi attenti ai fratelli e alle sorelle, specialmente a quelli che soffrono”.

“Come discepoli di Gesù – esorta – non vogliamo essere indifferenti né individualisti: i due atteggiamenti brutti, contro l’armonia. L”indifferente è chi guarda da un’altra parte. Individualismo è guardare solo al proprio interesse. L’armonia creata da Dio ci chiede di guardare gli altri, i bisogni degli altri, i problemi degli altri, essere ‘in comunione'”.

“Vogliamo riconoscere in ogni persona, qualunque sia la sua razza, lingua o condizione, la dignità umana”, afferma Francesco. Per lui, “nella cultura moderna, il riferimento più vicino al principio della dignità inalienabile della persona è la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, aggiungendo che “i diritti non sono solo individuali, ma anche sociali, dei popoli e delle nazioni”.

“Noi siamo sociali, abbiamo bisogno di vivere in quest’armonia sociale – continua -. Ma quando c’è l’egoismo il nostro sguardo non va agli altri, alla comunità, ma torna su noi stessi, e questo ci fa brutti, cattivi, egoistici. Distrugge l’armonia”. Secondo il Pontefice, “questa rinnovata consapevolezza della dignità di ogni essere umano ha serie implicazioni sociali, economiche e politiche”.

Così il credente, “contemplando il prossimo come un fratello e non come un estraneo, lo guarda con compassione ed empatia, non con disprezzo e inimicizia”. E contemplando il mondo alla luce della fede, “si adopera a sviluppare, con l’aiuto della grazia, la sua creatività e il suo entusiasmo per risolvere i drammi della storia”, e a mettere le sue capacità “al servizio dell’umanità e del creato”.

“Mentre tutti noi lavoriamo per la cura da un virus che colpisce tutti in maniera indistinta”, aggiunge Bergoglio , “la fede ci esorta a impegnarci seriamente e attivamente per contrastare l’indifferenza davanti alle violazioni della dignità umana: questa cultura dell’indifferenza che accompagna la cultura dello scarto, ‘le cose che non toccano me non interessano’. La fede sempre esige di lasciarci guarire e convertire dal nostro individualismo, sia personale sia collettivo”. “O dall’individualismo di partito, per esempio”, conclude.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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