Denunce Covid: avviso di garanzia Conte e sei ministri. Per Pm da archiviare

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte con i ministri Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafedeal termine di una conferenza stampa.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte con i ministri Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafedeal termine di una conferenza stampa. EPA/CLAUDIO PERI / POOL

ROMA. – Il premier Giuseppe Conte e sei ministri sono indagati per la gestione dell’emergenza Coronavirus. Finiti nel mirino di oltre duecento denunce, di semplici cittadini e associazioni di consumatori. Accusati di reati che vanno dall’epidemia all’omicidio colposo, dall’abuso d’ufficio all’attentato contro la Costituzione. C’è chi vuole che il governo risponda dei ritardi del lockdown e chi al contrario lamenta la limitazione delle libertà personali.

La procura di Roma invia gli atti al tribunale dei ministri: “Un atto dovuto”, dice Palazzo Chigi. E in effetti i pm romani annotano che le accuse sono “infondate e quindi da archiviare”. L’ultima parola su un eventuale processo a Conte, Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza, spetta ora al tribunale dei ministri.

Dall’opposizione Fi e Fdi sostengono che il giudizio negativo sul governo spetti alla politica non alla magistratura, mentre Matteo Salvini attacca: invoca l’arresto di Conte e accusa il governo di avere “morti sulla coscienza”. Ma il premier difende le sue scelte e ne rivendica la “responsabilità politica”.

E’ una nota della presidenza del Consiglio a svelare la nuova inchiesta sui giorni del lockdown, che si affianca a quella di Bergamo sulle mancate zone rosse ad Alzano e Nembro. Gli avvisi di garanzia sono arrivati: la speranza nel governo è che il tribunale dei ministri decida di archiviare, come proposto dai pm romani, senza aprire un processo.

Ma qualche timore trapela, soprattutto sul piano politico: se a settembre arrivasse un rinvio a giudizio, rischierebbe di piombare sul governo in una fase già assai delicata, per la riapertura delle scuole e un autunno di crisi che secondo Lamorgese potrebbe essere carico di tensioni sociali.

Sull’inchiesta Conte invia ai cittadini che lo seguono via Facebook un messaggio di tranquillità e “massima trasparenza”. “Abbiamo sempre agito in scienza e coscienza”, affiancati dagli scienziati, “senza la pretesa di essere infallibili ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile”, scrive il premier, che spiega di aver fatto un accesso agli atti per approfondire le imputazioni contenuti nel fascicolo inviato qualche settimana fa al tribunale dei ministri. Non c’era un “manuale”, sottolinea, per decisioni “a volte sofferte”.

Il governo ora non si farà distrarre, promette, dalle inchieste e resterà “concentrato” su una “prova” che “continua a essere impegnativa” per la “tutela della vita e della salute” e la “ripresa più rapida possibile” economica e sociale. “Lasciamo che la magistratura completi l’iter procedimentale”, dice ancora il premier, dando la disponibilità sua e dei ministri a collaborare con i giudici “nel rispetto dei ruoli istituzionali”.

Ma i ricorrenti non sembrano disposti a deporre le armi tanto facilmente. Le accuse, innanzitutto. I reati contestati in concorso a Conte e i suoi ministri si dividono in due filoni. Il primo, che riguarda l’accusa di aver fatto poco e tardi, è per i reati di epidemia, delitti colposi contro la salute pubblica e omicidio colposo.

Il secondo, che raccoglie i ricorsi di chi ha ritenuto il lockdown spropositato, ipotizza abuso d’ufficio, attentato contro la costituzione dello Stato, attentati contro i diritti politici del cittadino.

I pm romani Eugenio Albamonte e Giorgio Orano, dopo aver esaminato gli oltre duecento ricorsi, sollecitano l’archiviazione. Ma tra i ricorrenti c’è chi, come l’avvocato Carlo Taormina (i suoi ricorsi sono tre), chiede al tribunale dei ministri “di essere ascoltato” e di poter consegnare “tutti i documenti” in suo possesso.

Taormina lamenta l’indicazione di archiviazione dei pm come una “interferenza”. Mentre il Codacons, che vanta numerosi ricorsi contro la mancata zona rossa ad Alzano e Nembro e per i decessi nelle Rsa, invita i cittadini, con apposito modulo online, a costituirsi come parti offese e “chiedere un risarcimento”.

Sul piano politico Vito Crimi per il M5s e Nicola Zingaretti per il Pd intervengono a difendere il governo. E invece, attacca Giorgia Meloni, dovrebbero invocare il processo come fatto in passato, anche per Salvini: “Fdi, con coerenza, dice che le scelte politiche di un governo non dovrebbero essere approvate dalla magistratura ma dal Parlamento”.

“Conte non dia lezioni di trasparenza, dovrà rispondere in Parlamento per i suoi pieni poteri”, dice da Fi Annamaria Bernini. Mentre Salvini attacca: “Questi hanno sulla coscienza i morti in Lombardia e gli affamati nel resto d’Italia. Conte dovrebbe essere arrestato, non ha chiuso le zone rosse quando doveva e ha chiuso l’Italia quando non doveva. E’ un crimine”.

(di Serenella Mattera/ANSA)