Caos tamponi, niente test in porti e aeroporti

Operatori sanitari indossano tute e mascherine protettive per effettuare controlli su 215 passeggeri bangladesi del volo speciale della Biman Bangladesh Airlines (Bg4165) appena arrivato a Fiumicino da Dacca
Operatori sanitari indossano tute e mascherine protettive per effettuare controlli su 215 passeggeri bangladesi del volo speciale della Biman Bangladesh Airlines (Bg4165) appena arrivato a Fiumicino da Dacca, Roma, 6 luglio 2020. Ansa/Telenews

ROMA. – Passeggeri che lasciano porti e aeroporti senza essere controllati, scali che si devono ancora attrezzare e che non saranno pronti nella migliore delle ipotesi prima della prossima settimana, governatori che firmano provvedimenti in contrasto con quelli del governo.

E’ già caos sull’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza firmata meno di 24 ore fa che prevede tamponi obbligatori per chiunque entri in Italia da Spagna, Grecia, Malta e Croazia o, in alternativa, un test sierologico negativo fatto non più di 72 ore prima dell’ingresso nel nostro Paese.

Molte regioni si stanno adeguando con propri provvedimenti all’ordinanza del ministro: lo hanno fatto la Liguria, la Sardegna, il Veneto, il Piemonte, il Lazio dove sono attivi 16 drive-in nei quali chi rientra dai quattro paesi deve recarsi per eseguire i test. In direzione opposta l’Emilia Romagna: niente obbligo di isolamento fiduciario in attesa dell’esito del tampone come invece previsto esplicitamente dall’ordinanza della Salute.

“Abbiamo convenuto con il Ministero che, per quanto ci riguarda, i test che verranno fatti all’arrivo dai Paesi citati nell’ordinanza del ministro sono da considerarsi come una indagine epidemiologica. Per questo, non si prevede l’isolamento fiduciario della persona né per quanto riguarda il periodo di attesa per essere sottoposto a tampone, né per quanto riguarda l’attesa di ricevere l’esito del test. Resta confermato l’obbligo di informare le autorità sanitarie dell’arrivo da quei Paesi, per essere poi sottoposti al test” dice l’assessore alla Sanità Raffaele Donini.

E anche in Lombardia non è scattato alcun obbligo di quarantena. “Nelle ore precedenti l’effettuazione del tampone e in attesa del suo esito – ha scritto su Facebook Attilio Fontana rivolto a chi rientra dai 4 paesi – mantenete il distanziamento e utilizzate la mascherina sia all’aperto sia in presenza dei vostri amici e conoscenti”.

Secondo la Fiavet ci sono almeno 10mila italiani che in questo momento si trovano tra Spagna, Croazia, Grecia e Malta. E per i primi che sono rientrati non è scattato alcun test. Non li hanno fatti a Malpensa dove, anzi, non li faranno proprio. “Non si possono fare – spiegano dall’Usmaf – perché a Malpensa c’è un posto di pronto soccorso e non un ospedale per la diagnostica.

Una situazione estendibile a tutta Italia”, poiché “non ci sono aeroporti dove si possano fare accertamenti con tamponi, a meno di piccolissimi scali con 100 passeggeri al giorno, non certo i 6.000 previsti nel periodo di Ferragosto tra Malpensa e Linate”.

Ed infatti ai passeggeri non sono stati fatti controlli. “All’imbarco in Grecia – dice una famiglia di ritorno da Rodi appena sbarcata a Malpensa – si parlava di queste nuove misure” ma “una volta atterrati non abbiamo visto nulla, quindi andiamo a casa tranquilli”.

Più o meno stessa situazione a Fiumicino, dove ci si è limitati ad informare i passeggeri dell’obbligo di segnalare alla Asl il rientro e fare il tampone entro 48 ore. Negli altri scali, a Bologna ad esempio, in Sardegna o a Perugia e negli aeroporti pugliesi ci si sta ancora attrezzando mentre a Lamezia Terme non è stata prevista alcuna postazione per i test.

E non è andata diversamente nei porti. Ad Ancona, dove arrivano la maggior parte dei traghetti dalla Croazia e parte di quelli dalla Grecia, non è stato fatto neanche un tampone: impensabile logistacamente, spiega il presidente dell’autorità portuale Rodolfo Giampieri, eseguire i test senza provocare degli assembramenti.

Ai passeggeri in entrata – ieri sono sbarcate 500 persone dalla Grecia e 230 dalla Croazia – è stato dunque solo spiegata la procedura da seguire: tornare tranquillamente a casa e comunicare entro 48 ore il rientro in Italia per fare il tampone. Non proprio quello che è scritto nell’ordinanza.

(di Matteo Guidelli/ANSA)

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