Enrico Mentana: “Politica debole, pensi a giovani e futuro”

il direttore del TgLa7, Enrico Mentana
II direttore del TgLa7, Enrico Mentana.

ROMA. – Tre settimane di vacanza sulle Dolomiti per ricaricare le pile dopo una stagione molto complessa e ripartire subito verso un autunno che si annuncia caldissimo. “Il referendum e le elezioni amministrative segneranno il passaggio televisivo dall’estate all’autunno, la vera ripresa del tavolo politico televisivo”, dice all’ANSA il direttore del TgLa7, Enrico Mentana, che si appresta a riprendere la conduzione dell’edizione serale e a ripartire con le sue maratone e gli speciali di Bersaglio Mobile.

“Faccio sempre per quanto posso vacanze in montagna per ossigenarmi – racconta -. La montagna ti fa sentire piccolo, ha tante valenze sia fisiche che psicologiche che sono per me molto positive. Cammino anche perché posso stare da solo e pensare. Dopo una stagione lunghissima, durissima e monotematica, sentivo il bisogno di staccare un po’ e tre settimane di vacanza sono state un toccasana. Torno con le pile ricaricate”.

Il 21 settembre è prevista la prima Maratona fino al giorno successivo. “Andremo avanti fino a quando non ci saranno i risultati. Prima lo spoglio del referendum, poi le elezioni regionali e locali. E’ un evento che diventerà sempre più importante man mano che si avvicina la data” .

A seguire toccherà alle elezioni americane. “La mia prima maratona è del 1988 al Tg1, con le elezioni americane e la vittoria di George Bush padre”, sottolinea Mentana, che era già a La7 quando raccontò la vittoria di Donald Trump. “Per un europeo Trump è difficile da apprezzare, ma penso che non sia segnato il destino delle prossime elezioni, perché c’è sempre un’America che vede nei democratici una parte dell’establishment e ha una vocazione a seguire gli istinti primari”.

Come sempre gli speciali di Bersaglio mobile saranno decisi seguendo il corso degli eventi. “Bersaglio mobile è il contenitore serale che rispolvero nelle situazioni in cui è utile farlo. Guidando il tg, non posso sdoppiarmi e fare il conduttore del tg e di un appuntamento fisso. E poi, non si può inflazionare una formula in una rete che ha già gli access prime time di Gruber e gli appuntamenti di Floris, Formigli e Giletti”.

Un ruolo centrale nel suo tg lo avrà ovviamente la politica. “Il quadro politico di oggi è come il tempo in montagna: non essendoci soggetti forti, sia nella maggioranza che nell’opposizione, è molto variabile. L’alleanza tra i 5 Stelle e il Pd è stato un passaggio inevitabile: i 5 stelle avevano dimezzato i loro voti, hanno trovato un difficile jolly nel rapporto con il Pd. Ora devono ovviamente rafforzare la loro posizione, farsi partito”.

A fare le spese della debolezza della politica, argomenta, sono soprattutto i giovani. “Finalmente ieri una figura di rilievo come Mario Draghi ha toccato questo tema, che è clamorosamente occultato dalla politica tutta – spiega -. Con la pandemia i posti di lavoro saltati sono soprattutto quelli dei giovani.

Abbiamo chiuso le scuole, sbarrato in casa i ventenni e ora, con lo stop alle discoteche, diciamo loro cosa non devono fare, ma non indichiamo una strada. In un paese che invecchia come il nostro, è un tema devastante, ma si continua ad andare avanti con la solita miopia politica, pensando all’oggi a scapito del domani”.

La pandemia ha cambiato anche il modo di lavorare. “Tutti hanno dovuto far ricorso per amore o per necessità allo smart working, ma non ho difficoltà a dire che, mentre può funzionare per tutta una serie di settori, per il giornalismo questa modalità di lavoro è né più né meno che la morte. Il giornalismo non si può fare da casa, non basta fare il copia incolla da una notizia di agenzia. Il giornalismo è altro”.

La pandemia ha dato un brutto colpo alle vendite dei quotidiani e Mentana, che con Open è entrato nell’editoria online, pensa che la transizione al digitale sia una strada obbligata. “I giornali hanno avuto una vita cartacea straordinaria, ma devono pensare al loro futuro. Questo riguarda anche la televisione, perché l’on demand in prospettiva può mettere ko anche le televisioni.

Bisogna essere molto chiari e spietati con se stessi. Il nostro è un mestiere che cambierà in maniera radicale e non possiamo più ragionare con i vecchi schemi. Il mondo non marcia più al ritmo degli editoriali dei giornali. Purtroppo però, come la politica, pensiamo più alle prossime edizioni, che alle prossime generazioni”.

(di Michele Cassano/ANSA)