Covid, in Italia tre scenari per l’autunno

La stazione autobus della Tiburtina dove arrivano la maggior parte dei pullman dall'estero.
La stazione autobus della Tiburtina a Roma. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Un nuovo lockdown globale sembra al momento escluso e, senza una chiusura totale e rigida come quella scattata il 9 marzo scorso, sono tre gli scenari che l’Italia potrebbe trovarsi ad affrontare nel prossimo autunno.

A tracciarli, in un’intervista all’ANSA, è Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e membro del Comitato Tecnico-scientifico.

“Un lockdown globale è improponibile”, osserva; “non è in previsione perché causerebbe danni senza dare benefici”. Adesso, prosegue “siamo in una posizione diversa”, nella quale “stiamo ancora vivendo di rendita rispetto a quanto il lockdown ha permesso di ottenere”: ora ci sono “piani ospedalieri aggiornati e sono aumentate le strutture di terapia subintensiva e intensiva” e inoltre “non ci troviamo più di fronte a un virus del tutto sconosciuto”.

Secondo Guerra “la gestione territorio e ospedali è cambiata” al punto da poter sostenere un’impennata dell’epidemia senza riportare danni amplificati, come quelli avvenuti nei mesi scorsi in alcuni ospedali e nelle residenze per anziani.

Dei tre scenari ipotizzati da Guerra, il primo è il più ottimistico, con un “aumento molto lento e costante dei casi, non necessariamente collegato a un aumento dei malati”. Il fatto che si sia abbassata l’età media dei contagi, osserva, “ci fa capire che gli anziani si proteggono rigorosamente, cosa che non fanno i giovani, forse anche per colpa del messaggio dato inizialmente”, secondo il quale erano a rischio soprattutto gli anziani.

Sul fatto che i giovani possano uscire indenni dall’infezioni “non siamo del tutto certi: comincia a esserci evidenza, nel medio tempo, di rischi di patologie che immediatamente non hanno una rilevanza clinica importante, ma che con l’andare del tempo possono dare danni. Non si tratta di fare allarmismo, ma di sano collegamento con la realtà di un virus che ancora non conosciamo”.

Il secondo scenario, più complesso e forse il più plausibile, prevede che con l’autunno e la riapertura delle scuole e del maggior ricorso ai trasporti pubblici, si possa creare una sorta di “corto circuito fra scuole e famiglie” che potrebbe portare a “un aumento ulteriore dei casi, speriamo contenibile”.

Sarà quindi molto importante identificare i possibili piccoli focolai In maniera tempestiva, tracciando immediatamente i contatti e proteggersi adeguatamente”. Le scuole, d’altro canto, “devono riaprire perché i danni su una generazione privata dell’educazione potrebbero essere incolmabili”.

E’ però importante adottare misure differenziate nelle scuole di grado diverso perché “il rischio per bambini delle primarie sembrerebbe inferiore rispetto a quella dei ragazzi delle medie inferiori e superiori, assimilabili agli adulti”.

Il terzo scenario è decisamente il peggiore: è quello in cui la situazione potrebbe sfuggire di mano, con “un aumento dei casi tale che sul territorio non si riuscirebbe più a fare diagnosi e tracciamento adeguati” causa anche di “un aumento dei ricoveri, anche se in media i casi potrebbero essere meno gravi in quanto in ospedale si arriverebbe comunque prima”.

La migliore organizzazione degli ospedali, acquisita con l’esperienza nella prima ondata della pandemia, rende “molto improbabile una crisi analoga a quella vissuta in passato”.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)