In Italia da marzo 71 suicidi legati alla pandemia Covid

Un senzatetto cammina solitario in Borgo Sant'Angelo, vicino alla Basilica di San Pietro.
Un senzatetto cammina solitario in Borgo Sant'Angelo, vicino alla Basilica di San Pietro. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Cresce in Italia il rischio suicidi per effetto della pandemia da Covid-19. L’imprenditore angosciato dai debiti, il paziente con un disagio mentale che ‘esplode’ durante l’isolamento, il paziente positivo che teme di morire o di contagiare i suoi cari sono solo alcuni degli esempi di disagio osservati dagli esperti.

E gli psichiatri lanciano l’allarme: da marzo a oggi si sono registrati 71 suicidi e 46 tentativi di suicidio che si ritiene siano appunto connessi in maniera diretta o indiretta al coronavirus. Un fenomeno ritenuto preoccupante, se si considera che nello stesso periodo del 2019 si sono registrati 44 suicidi e 42 tentati suicidi per crisi economica, mentre sono circa 4mila i suicidi l’anno nel nostro paese per tutte le cause.

Gli studi scientifici dimostrano infatti che ogni qualvolta siamo vittime di epidemie, crisi economiche, emergenze internazionali e cataclismi assistiamo ad un incremento dei disturbi di natura mentale fino al rischio concreto di togliersi la vita.

E’ il quadro tracciato dagli psichiatri al convegno internazionale online di Suicidologia, organizzato da Sapienza Università di Roma e promosso con il sostegno non condizionato della Fondazione Internazionale Menarini, in occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio del 10 settembre.

Oltre alle conseguenze della crisi finanziaria, pesano anche l’isolamento sociale, ben diverso dal distanziamento fisico necessario per il contenimento del contagio, lo stigma nei confronti di chi ha superato la malattia e il peggioramento di un disagio psichico già presente ed esasperato dalle difficoltà emerse con la pandemia.

“Il numero rilevante di casi di suicidio riferiti dai mass media, pur non essendo una rilevazione statistica accurata, indica che nei prossimi mesi il suicidio potrebbe diventare una preoccupazione più urgente – spiega Maurizio Pompili, presidente del convegno e ordinario di Psichiatria alla Sapienza -.

Del resto, è noto che in seguito a crisi imponenti o emergenze diffuse, il numero dei suicidi cresce: è già accaduto, ad esempio, durante la crisi economica del 2008 con un aumento in Italia del 12% dei suicidi, e rischia di accadere di nuovo per gli effetti della pandemia”.

Tra i casi più recenti, quello ad esempio di un ristoratore fiorentino 44enne che si è tolto la vita per l’incertezza del futuro. Il problema economico “è certamente importante – avverte l’esperto – ma non è l’unico: pesano anche lo stigma, il senso di esclusione”.

Proprio l’isolamento, sottolinea Pompili, è uno degli elementi che possono precipitare il disagio psichico, ma è ben diverso dal distanziamento fisico necessario a contenere il contagio. La prevenzione è però possibile, a patto che i servizi socio-sanitari non si interrompano e che si valorizzi il ruolo della medicina di base.

Così, le persone positive più a rischio, come quelle che seguono già trattamenti per disturbi mentali o chi si trova in precarie situazioni di vita, afferma, “devono essere segnalate alla rete di assistenza psichiatrica per ricevere un’assistenza dedicata, a distanza”.

Gli psichiatri stimano dunque un incremento del rischio di suicidi e per prevenirli, oltre a saperne riconoscere i segnali d’allarme, è necessario anche l’impegno dei media: una review di oltre 100 studi, evidenziano gli specialisti, dimostra infatti che parlare dei casi di suicidio in maniera corretta non solo non induce all’emulazione, ma può addirittura ridurre il numero delle vittime.

(di Manuela Correra/ANSA)

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