Ghiacciai alpini in ritirata visti dallo spazio

Ghiacciai alpini visti dallo spazio.
Ghiacciai alpini visti dallo spazio. (ANSA)

MILANO. – Continua inarrestabile la ritirata dei ghiacciai alpini, ‘osservati speciali’ anche dallo spazio: in soli 12 anni hanno perso il 13% della loro superficie, come dimostra l’ultimo censimento basato sulle osservazioni dei satelliti europei Sentinel del programma Copernicus, gestito da Agenzia spaziale europea (Esa) e Commissione Ue. La colpa è del cambiamento climatico, che non perde il suo impeto neppure sotto i colpi della pandemia: lo stesso segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha infatti annunciato che le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto nuovi massimi record nel 2020.

La notizia aumenta le preoccupazioni per la salute delle Alpi, a pochi giorni dal grido d’allarme lanciato dai ricercatori dell’Università di Padova per il ghiacciaio della Marmolada, probabilmente destinato a estinguersi entro una quindicina di anni. La previsione, per quanto fosca, appare realistica alla luce dell’ultimo catasto dei ghiacciai alpini.

La ricerca, frutto di una collaborazione tra Università Statale di Milano, Università di Zurigo, Università di Grenoble e la società Austriaca Enveo It Gmbh, è pubblicata sulla piattaforma di libero accesso Earth System Science Data.

I dati indicano che sulle Alpi ci sono 4.395 ghiacciai, con una superficie complessiva di 1.806 chilometri quadrati: sono distribuiti per il 49% in Svizzera, 20% in Austria, 13% in Francia e 18% in Italia (con 325 chilometri quadrati).

Confrontando i dati con quelli del precedente inventario alpino relativo al 2003, per una selezione dei ghiacciai, le perdite sono state di circa il 13%: questo corrisponde a un tasso di ritiro annuo di circa l’ 1,1%, e indica come il ritiro dei ghiacciai stia proseguendo senza pause dagli anni ’80 fino a oggi.

Per quanto riguarda i ghiacciai alpini italiani, si osserva una perdita della superficie glaciale di 44 chilometri quadrati avvenuta in meno di un decennio e un tasso di ritiro annuo che supera l’1,6% per i ghiacciai lombardi. Emblematico è il caso del ghiacciaio dei Forni: una volta era il più grande ghiacciaio vallivo italiano e attualmente è ora diviso in tre parti non più comunicanti tra loro.

Se si confrontano poi questi nuovi dati con quelli del primo Catasto Glaciale italiano, compilato nel 1960 dal Comitato Glaciologico Italiano, la riduzione dei ghiacciai italiani risulta essere addirittura pari a 200 chilometri quadrati, una superficie di poco inferiore a quella del lago Maggiore.

Lo studio è basato sulle osservazioni acquisite nel periodo 2015-2017 dai satelliti europei Sentinel-2. I ricercatori hanno elaborato i dati utilizzando un algoritmo che permette di riconoscere automaticamente il ghiaccio e hanno poi apportato delle correzioni per delineare in modo più preciso i ghiacciai neri, ovvero quelli coperti da uno strato consistente di detrito, che sono in aumento sulle nostre montagne e per i quali l’applicazione di una tecnica esclusivamente automatica è più problematica.

(di Elisa Buson/ANSA)