Onu: Presidente Maduro accusato di crimini contro l’umanità

Onu accusa il presidente Maduro di crimini contro l'umanità

ROMA – Anche l’Onu ora si pronuncia. Le evidenze sono tali da non ammettere più esitazioni. L’accusa è gravissima: crimini contro l’umanità. Cosí l’Onu mette il presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, sul banco degli imputati. L’atto d’accusa, frutto di indagini documentate, avviene mentre il paese sprofonda in una crisi economica che non pare avere soluzione e nel caos politico.

Al team dell’Onu, incaricato di indagare sulle gravi accuse mosse contro il presidente Maduro e il suo governo, non è mai stato permesso di entrare al Paese. Ma questo non è stato pretesto per non analizzare la veridicità delle denunce, ascoltare testimoni, raccogliere prove. Quindi la pubblicazione del suo primo rapporto; un rapporto che mette a nudo le violazioni dei diritti umani in Venezuela e dipinge un quadro dantesco di “uso sistematico di torture e omicidi”.

I team dell’Onu, presieduto dall’avvocato portoghese Marta Valinas, non ha dubbi sulle responsabilità del presidente Maduro, e dei suoi ministri della Difesa e dell’Interno. Loro avrebbero ordinato “o contribuito ad ordinare” le violenze sugli oppositori, le torture e le violazioni sistematiche di ogni diritto umano.

“Atti non isolati ma coordinati e commessi in nome delle direttive statali con piena conoscenza dei fatti e con il supporto diretto di alti ufficiali e alti funzionari del governo”, sostiene il rapporto dell’Onu. Il presidente Maduro e i suoi ministri sarebbero anche responsabili delle “uccisioni arbitrarie e l’uso sistematico della tortura”. Atti di estrema violenza che “rientrano nei crimini contro l’umanità”, si sottolinea nel rapporto.

Onu, un lavoro minuzioso

Il dossier presentato dall’Onu è il frutto di un lavoro da certosino; il risultato di 274 interviste a distanza con vittime, testimoni, ex funzionari statali e altri, e analisi di documenti riservati, compresi i fascicoli di casi legali.

Indicato come suo delfino dall’estinto presidente Chávez, l’ascesa di Nicolas Maduro alla presidenza della Repubblica avviene in un Paese in crisi. L’economia è in affanno, dopo gli eccessi provocati da una crescita senza precedenti dei prezzi del greggio. La crisi economica e istituzionale, la violenza politica, la repressione e il dilagare della delinquenza, assieme alla carenza diventata cronica dei beni di prima necessità sono alla base dell’ondata migratoria. La diaspora venezolana cresce fino a superare  i 4,5 milioni di persone.

Le tensioni politiche, la rielezione del presidente Maduro considerata dall’opposizione priva di legalità, portano alla proclamazione, nel gennaio 2019, di Juan Guaidó come presidente “ad interim”. È la sfida che il Parlamento lancia al presidente Maduro, accusato di aver avere vinto le elezioni con brogli, e al suo entourage.

Il presidente ad interim, Juan Guaidó, è immediatamente riconosciuto da oltre 50 Paesi. Ma la pressione internazionale non fa breccia sul potere del presidente Maduro, forte del sostegno delle Forze Armate.

Dal momento in cui è stato eletto capo dello Stato, Nicolas Maduro, con la complicità dei militari, ha agito da padre-padrone del Venezuela. È questo l’atto di accusa dell’Onu. Sempre grazie all’appoggio incondizionato dei militari,  poi, il presidente Maduro ha potuto compiere un sistematico abuso dei diritti umani contro chiunque gli si opponeva.

Il rapporto del team dell’Onu, guidato dall’avvocato Valinas, ora, inchioda il governo di Caracas. E lo mette di fronte alle proprie responsabilità. Gli investigatori dell’Onu chiedono agli altri organismi internazionali, la Corte Penale Internazionale “in primis”, di “prendere in considerazione azioni legali contro le persone responsabili di queste violazioni e crimini”. Il presidente Maduro, ed il suo entourage, sul banco degli imputati.

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