Israele richiude, 7mila agenti in strade vuote

Una donna all'ingresso di un aula di scuola a Tel Aviv. Sulla porta il disegno di una bimba con il cartello : "No agli abbracci"
Una donna all'ingresso di un aula di scuola a Tel Aviv. (ANSA)

TEL AVIV.  – Un silenzio assordante è calato su Israele dalle 14 del giorno del Capodanno ebraico.  Il Paese intero  si è bloccato all’inizio del lockdown deciso dal governo e che durerà almeno 3 settimane.

Se fino allora è stato un frenetico fare gli ultimi acquisti, prendere un caffè con gli amici o godersi un bagno al mare, da poco dopo le strade si sono rapidamente svuotate del traffico intenso, i negozi hanno abbassato le serrande, le spiagge sono rimaste deserte, la gente è tornata a casa.

Da Tel Aviv a Gerusalemme la situazione è identica. “Sembra la vigilia di Kippur”, dicono in molti paragonando la situazione alla festa religiosa più sacra dell’ebraismo quando chiude anche l’aeroporto Ben Gurion. Su questo Paese “sospeso” vigilano circa 7mila tra poliziotti e soldati: molti i posti di blocco lungo le arterie principali e all’interno dei centri abitati attraverso i quali si controlla mche le restrizioni siano rispettate.

“Quasi nessuna auto in giro, pochi passanti qualche bicicletta. Tutto abastanza deserto” racconta Luisa Grego che vive a Tel Aviv. “Questa mattina prima del lockdown c’e’ stata la frenesia: gente dappertutto, traffico, code ai negozi, specie quelli di dolci”, dice Dani Schaumann facendo riferimento  alla tradizione gastronomica tipica  di Rosh HaShana (Capodanno).

A Gerusalemme è stato lo stesso: dentro e fuori la Città Vecchia  tutto si è calmato. Al Muro del Pianto sono pochi quelli ammessi a pregare e ognuno protetto da una sorta di ‘capsula’ di plástica trasparente. Finite le preghiere del venerdì mattina, la Spianata delle Moschee si è svuotata dei fedeli. Al Santo Sepolcro  si è pregato secondo le disposizioni: massimo in 20.

La Porta di Giaffa come le altre della Città Vecchia già in questi mesi di Covid poco affollate sono deserte. Per strada ci sono in prevalenza i fedeli che vanno in sinagoga per Rosh HaShana. Al Tempio degli italiani a Ben Yehuda, arteria principale di Tel Aviv,  l’ingresso – come in tutti gli altri luoghi di culto – è contingentato.

“Devi prenotarti, dare il tuo nome e il numero di telefono. E solo quel numero di persone può entrare”, sottolinea Giuseppe Kalowski. Anche per il tradizionale “seder” di Capodanno valgono le restrizioni: alla cena può prendervi parte solo lo stretto nucleo familiare che vive in quella casa.

Nessuno – che non abbia motivi consentiti – può allontanarsi oltre un chilometro dal proprio domicilio. Basta vedere i parcheggi pieni per capire che la gente è ora a casa. Come è stato per la Pasqua ebraica di aprile scorso nel primo lockdown sperimentato da Israele, in molti per questo Capodanno potranno farsi gli auguri soltanto on line.

E sul di piazza Rabin, la principale di Tel Aviv  è stato scritto a lettere cubitali “il lockdown a causa di Bibi”.  Poi a Gerusalemme nella Piazza Parigi, a breve distanza dalla residenza ufficiale del premier, è stata oragnizzata una “tavolata imbandita, di protesta”.

(di Massimo Lomonaco/ANSA)