Il veto di Cipro blocca le sanzioni alla Bielorussia

Bielorussia, una manifestante con un cartello con la faccia di Lukashenko dietro le sbarre.
Bielorussia, una manifestante con un cartello con la faccia di Lukashenko dietro le sbarre.. EPA/TATYANA ZENKOVICH

BRUXELLES.  – Nulla di fatto, sulle sanzioni dell’Unione europea alla Bielorussia. Nonostante gli accorati appelli rivolti dalla leader dell’opposizione  al regime di Minsk, Svetlana Tikhanovskaya –  a Bruxelles, per sensibilizzare ministri degli Esteri ed europarlamentari sul dramma in atto nel Paese – dal consiglio dei 27 ministri si è levata una fumata nera.

A bloccare il via libera è stato Cipro, che ha chiesto ai partner europei una presa di posizione altrettanto incisiva nei confronti della Turchia, da tempo impegnata nelle perforazioni illegali alla ricerca di idrocarburi nel Mediterraneo orientale, in violazione della sua sovranità.

Un nodo impossibile da sbrogliare così su due piedi per i ministri. Ragion per cui,  a dover risolvere il nuovo rompicapo dovranno essere i leader, al summit straordinario di giovedì, dove il dossier delle  relazioni con Ankara era già previsto come piatto forte sul menù. E dove dopo tante esitazioni sull’atteggiamento da assumere nei confronti del Paese partner, ora toccherà prendere decisioni, ed aprire la porta a soluzioni percorribili.

“Penso che le sanzioni alla Bielorussia vadano assolutamente adottate al prossimo consiglio Esteri”, ha incalzato amareggiato l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell,  evidenziando come ad essere in gioco sia ormai “la credibilità stessa dell’Unione” sullo scacchiere internazionale.

Ma mentre l’Ue ha compiuto l’ennesima capriola su sé stessa, incartandosi, il regime di Minsk ha dato nuovi segnali di voler rafforzare la sua politica del pugno duro, con la complicità di Mosca. Il regime di Lukashenko, ha infatti annunciato l’arrivo di mille militari russi, nell’ambito della seconda fase dell’esercitazione ‘Fratellanza slava 2020’,  dal  22 al 25 settembre,  “per garantire la sicurezza militare dello Stato”.

Una notizia che accresce  le preoccupazioni per le sorti del popolo bielorusso, che da settimane resiste  alla repressione violenta delle manifestazioni pacifiche, alle carcerazioni arbitrarie, alle torture, e agli stupri, e che se necessario, come ha sottolineato Tikhanovskaya nella sua audizione all’Eurocamera, “continuerà a combattere per anni”.

D’altra parte la volontà di Cipro di bloccare l’adozione delle misure restrittive per  Minsk era già emersa alla riunione dei 27 ambasciatori di venerdì. Non per una questione di merito – perché Nicosia, come ha ribadito il ministro Nikos Christodoulides è d’accordo ad andare avanti sul dossier – quanto piuttosto perché “le reazioni dell’Ue alle violazioni di qualsiasi suo principio o valore non possono essere à la carte, devono essere coerenti”, e perciò devono valere anche per la Turchia.

A niente sono serviti i richiami dei ministri dei Paesi partner, primo tra tutti quello del capo della diplomacia lituana, Linas Antanas Linkevicius,  che ha richiamato invano a non “prendere in ostaggio l’Unione europea, mantenendola in un limbo”. Ancora una volta, l’Unione – come spesso è accaduto in passato – si trova a fare i conti con le sue contraddizioni.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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