Ghiacci Artico nel 2020 seconda estensione minima

Un enorme ghiacciaio in Groelandia si scioglie per le alte temperature dovute all'Effetto Serra.
Un enorme ghiacciaio in Groelandia si scioglie per le alte temperature dovute all'Effetto Serra. (Ansalatina)

ROMA.  – I ghiacci del Polo Nord continuano a ritirarsi a causa del riscaldamento globale. L’ultimo allarme viene dal National Snow and Ice Data Center, il centro studi statunitense in materia, con sede nell’Università del Colorado.

Il 15 settembre è stata registrata la seconda estensione minima dei ghiacci artici da quando vengono fatte le rilevazioni, cioè dal 1979. La calotta polare si è ritirata a 3,74 milioni di chilometri quadrati. É il secondo dato peggiore in 41 anni, dopo i 3,6 milioni del settembre 2012. Nello stesso mese del 1980, i ghiacci artici coprivano una superficie di 7,7 milioni di chilometri quadrati. In 40 anni, si sono dimezzati.

La calotta polare artica varia in estensione durante l’anno. É’ al suo massimo nei mesi invernali, al suo minimo alla fine dell’estate, a settembre. Ma negli ultimi 4 decenni, il valore minimo estivo è costantemente sceso. Il database del National Snow and Ice Data Center (liberamente consultabile su internet) mostra che, dai 7,7 milioni di km quadrati del 1980, nel settembre 1990 si era già scesi a 6,1 milioni. Alla fine dell’estate del 2000 si era ancora a 6,2 milioni. Poi, nel primo decennio del nuovo millennio, c’è stato il crollo.

Nel settembre del 2010, la calotta polare era di soli 4,9 milioni di km quadrati. Alla fine dell’estate del 2012 c’è stato il minimo storico: appena 3,6 milioni. Per il resto del decennio, l’estensione minima di settembre è rimasta fra 4,3 milioni e 4,8. L’anno scorso è stata 4,3 milioni di km quadrati. Quest’anno è scesa ancora sotto la soglia dei 4 milioni, a 3,74.

La causa di tutto questo è nota: il riscaldamento globale provocato dai gas serra emessi dalle attività umane (produzione di energia, mobilità, industria, allevamento di animali e altro). Le conseguenze dello scioglimento dei ghiacci cominciamo a vederle: maggiore evaporazione, più vapore acqueo nell’atmosfera, quindi eventi atmosferici estremi più frequenti e più pesanti. Fra qualche decennio, se non si tagliano le emissioni, arriverà il peggio: l’aumento del livello dei mari sommergerà le città costiere.

“La calotta artica è un oceano ghiacciato che ha urgente bisogno di protezione e i leader mondiali devono comprendere il ruolo degli oceani nell’affrontare la crisi climatica -, commenta Laura Meller di Greenpeace Nordic, in questo momento a bordo della nave Arctic Sunrise, in spedizione proprio tra i ghiacci dell’Artico -. Dobbiamo cambiare subito il nostro modo di prenderci cura l’uno dell’altro e del nostro Pianeta. Dobbiamo proteggere almeno il 30 per cento dei nostri oceani entro il 2030, anche per far fronte alla crisi climatica”.

(di Stefano Secondino/ANSA)

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