Allarme Ue, Kyriakides: “Senza misure adeguate nuovi lockdown”

La commissaria alla salute Ue Stella Kyriakides
La commissaria alla salute Ue Stella Kyriakides. EPA/FRANCISCO SECO / POOL

BRUXELLES. – L’Ue suona la sveglia sull’aumento dei contagi da Covid-19 che “in alcuni Stati è anche peggiore del picco di marzo”. La commissaria alla salute Ue Stella Kyriakides coglie l’occasione della presentazione del rapporto periodico sullo stato dell’epidemia firmato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) per invitare ancora una volta i Paesi ad agire subito e in modo coordinato.

“Potrebbe essere l’ultima possibilità – il suo appello – per evitare il ripetersi delle situazioni della scorsa primavera” e nuovi lockdown. Se nella compagine di Paesi a basso rischio con tendenza stabile, in cui “la probabilità complessiva di infezione è valutata come bassa” ci sono Stati come Germania e Italia, a preoccupare è invece l’avanzamento dell’epidemia in Spagna, Bulgaria, Romania e Ungheria, che il nuovo rapporto dell’Ecdc mette nel gruppo ad alto rischio, con numeri dei contagi tali da far prevedere un aumento significativo dei decessi.

Il rapporto dell’Ecdc divide i paesi Ue e quelli del vicinato in tre gruppi, secondo la situazione epidemiologica. Nel gruppo con trend “preoccupante” ci sono Austria, Danimarca e Francia, Paesi in cui il rischio per la popolazione è moderato in generale, ma molto alto per le categorie più vulnerabili. A questi ieri si è aggiunto il Belgio, Stato da 11 milioni di abitanti che nell’ultima settimana ha contato in media 1.400 nuovi casi al giorno.

Secondo il governo federale a marzo saranno disponibili i primi vaccini AstraZeneca. Ma Kyriakides non si sbilancia sui tempi, mettendo in guardia: ora non c’è il vaccino e “bisogna agire subito. Tutti dovrebbero applicare alcune misure di base”.

Gli Stati membri, taglia corto la direttrice dell’Ecdc Andrea Ammon, seguono le raccomandazioni Ue “solo in parte”. Anche la presidenza tedesca sta cercando di far convergere i Paesi su alcune iniziative coordinate, come la fornitura di dati all’Ecdc e la comunicazione pubblica di eventuali misure restrittive. “La cooperazione è migliorata dalla scorsa primavera”, riprende la commissaria cipriota “ma esorto gli Stati a fare presto, soprattutto nel coordinamento delle restrizioni alla libera circolazione dei cittadini”.

Il periodo di quarantena per chi si sposta dalle aree più a rischio è un sintomo chiaro della confusione che, nonostante i proclami, regna ancora sovrana nella gestione dell’epidemia. La misura che ha insieme importanza sanitaria e per la fluidità delle frontiere Ue, continua ad essere applicata in ordine sparso.

In seguito a un incontro informale dei ministri della Salute Ue a inizio settembre, la presidenza tedesca aveva indicato di aver raggiunto un accordo di massima per un periodo non inferiore ai dieci giorni. Ma nelle settimane successive, prima la Francia e poi il Belgio hanno fissato la quarantena in sette giorni.

All’Ecdc, al momento, continuano a mantenere l’indicazione prudenziale dei 14 giorni. “La discussione sulla sua durata ideale non è conclusa”, conferma Ammon. Intanto ognuno va per la sua strada.

(di Angelo Di Mambro/ANSA)

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