Suarez: altri nomi inchiesta, anche Chiappero-Cherubini

Luis Suarez (s) fotografato da curiosi.
Luis Suarez (s) fotografato da curiosi. (ANSA)

ROMA.  – Tre nomi, nessuno dei quali è al momento iscritto nel registro degli indagati. Nell’inchiesta della procura di Perugia e della Guardia di Finanza sull’esame “farsa” per consentire al pistolero Suarez di ottenere l’attestazione della conoscenza della lingua italiana e poter così richiedere la cittadinanza, si allarga la presenza dei personaggi legati al “mondo Juve”.

Non è dunque solo il direttore sportivo dei bianconeri Fabio Paratici ad essersi “interessato” – come dicono alcuni degli indagati nelle intercettazioni – alla questione dell’esame dell’attaccante uruguaiano, inseguito per mezza estate per fare da spalla a Ronaldo e poi scaricato nel giro di un paio di giorni. Perché gli atti dell’indagine svelano almeno altri due soggetti vicini o legati alla Juventus che si sono trovati in qualche modo coinvolti – con ruoli differenti – nella vicenda.

Il primo è Luigi Chiappero, storico legale della Juventus e titolare dello studio in cui lavora l’avvocato Maria Turco, colei che ha seguito tutta la pratica e che è stata in contatto sia con Suarez sia con l’università per stranieri di Perugia.

Chiappero, dicono fonti qualificate vicine all’inchiesta a Perugia, ha partecipato ad una riunione a distanza tra il direttore generale dell’ateneo, Simone Olivieri – che è indagato per rivelazione del segreto e falso ideologico – e la stessa Turco. Argomento, ovviamente, l’esame di Suarez.

Chiappero, dicono sempre le fonti, non ha preso la parola in quell’incontro, ma ha ascoltato l’intero colloquio tra i due. Fonti vicine al club bianconero non smentiscono l’episodio: non c’è stata una videoconferenza, dicono, ma solo una telefonata fatta dalla Turco al solo scopo di ottenere “indicazioni burocratiche” a cui l’avvocato ha assistito.

L’altro nome nuovo è quello di Federico Cherubini, enfant prodige che dal Foligno ha fatto il grande salto ed è approdato alla Juve, voluto fortemente da Paratici e Marotta che già lo cercarono all’epoca in cui erano alla Sampdoria. Cherubini è oggi l”Head of football team and technical areas’, in pratica il braccio destro di Paratici. Cosa c’entra con l’inchiesta? Fu lui, si apprende a Torino, a chiamare il rettore dell’università statale di Perugia Maurizio Oliviero in virtù di una vecchia conoscenza per chiedere informazioni sulla possibilità di far svolgere a Perugia l’esame d’italiano a Suarez.

“Ha chiesto informazioni burocratiche” dicono le fonti torinesi. Oliviero, dal canto suo, non conferma ma neanche smentisce. “Non metto altri nel tritacarne mediatico nel quale sono già finito io, se qualche autorità me lo chiederà sono pronto a farlo, ma solo a loro” dice.

E poi spiega. “Mi chiamò questo mio conoscente chiedendomi se Suarez avesse potuto sostenere da noi l’esame d’italiano. Risposi che noi non facciamo quel tipo di attività e gli spiegai che invece doveva rivolgersi all’Università per Stranieri. Mi resi disponibile a contattare il rettore della Stranieri e il loro direttore generale, limitandomi a fare da tramite con l’altra persona. Tutto qui”.

Ma Oliviero spiega anche come entra Paratici nella vicenda. “L’ho sentito solo dopo l’esame di Suarez. Mi chiamò l’altra persona e mise il teléfono in viva voce. Paratici parlò per pochi secondi dicendo che lo staff del calciatore gli aveva riferito di essere rimasto positivamente colpito dall’accoglienza ricevuta a Perugia dall’attaccante e quindi riteneva giusto ringraziarmi”.

É probabile che nei prossimi giorni Oliviero venga sentito dagli inquirenti, così come non è escluso che possano essere ascoltati i personaggi legati alla Juve, per chiarire i propri ruoli e per spiegare se e fino a che punto fossero a conoscenza della “farsa” dell’esame.

Senza dimenticare l’aspetto forse più importante dell’inchiesta: tra le ipotesi investigative figura ancora la corruzione, contestata in concorso al rettore e al direttore generale dell’università per stranieri Giuliana Grego Bolli e Simone Olivieri. E se c’è un corrotto, deve esserci anche un corruttore.

(dell’inviato Matteo Guidelli/ANSA)

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