La scienza contro la riapertura degli stadi: “Da irresponsabili”

Tifosi allo stadio. Archivio.
Tifosi allo stadio. Archivio. ANSA/ROBERTO BREGANI

ROMA. – La riapertura degli stadi è da irresponsabili, ci vuole molta cautela, gradualità e regole ferree. Scienziati e medici assumono una posizione categorica su un tema che sta dividendo i presidenti delle Regioni, con alcuni che auspicano una riapertura con pubblico fino al 25% della capienza degli impianti.

Mentre il ministro della Salute Roberto Speranza si è già schierato con i prudenti. “Riaprire gli stadi adesso è da irresponsabili, equivale a fare un triplo salto carpiato senza protezioni, ora dobbiamo metabolizzare l’apertura delle scuole e vedere come va – dice Andrea Crisanti, professore di Microbiologia all’Università di Padova – Le cose vanno fatte gradualmente. Quando sento che vanno riaperti perché il comparto muove un sacco di soldi penso che se poi andiamo verso una maggiore diffusione del virus la situazione potrebbe addirittura precipitare”.

“Se proprio vogliamo fare un gesto simbolico – rileva – riapriamoli con mille persone, oppure riapriamo con il 10% della capienza per almeno quindici giorni e vediamo che succede”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Cts. “E’ indubbio che la riapertura degli stadi presenta situazioni e connotazioni di criticità e di potenziale rischio che non possono essere sottovalutate. E’ una situazione complessa che credo meriti attenzione nella valutazione e cautela, in una fase in cui abbiamo proceduto con la riapertura delle scuole che era la priorità del Paese”.

La cautela è necessaria “anche perché – aggiunge – non si fa riferimento solo al riempimento dei settori ma sono coinvolte altre situazioni come il trasporto pubblico e i percorsi di entrata e uscita dagli stadi. La mia linea di principio è che le decisioni spettano a chi ha il compito e il mandato istituzionale per prenderle. Ovvero – conclude – ai ministri competenti, piuttosto che in un dialogo con i presidenti delle giunte regionali”.

Per il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, “non è pensabile improvvisamente ipotizzare una riapertura degli stadi con 25.000 persone ma si può ipotizzare una progressiva riapertura, a seconda dell’andamento dell’epidemia” e “con regole che devono essere ferree”. “Faccio fatica a pensare – aggiunge – che le persone non si bacino o abbraccino per un gol”, e questo potrebbe accadere “anche se fossero solamente 1.000”.

“Non credo che possiamo permetterci altre aperture poco gestibili come nel caso degli stadi – osserva il direttore aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra – Capisco sia necessario tornare alla normalità ma la cautela è d’obbligo. Sarà necessaria una disciplina molto rigorosa da parte dei tifosi”.

“Sogno di tornare allo stadio con mio figlio ma la scuola è la priorità assoluta. Non credo, lo dico con tutto il rispetto e da grande tifoso, che gli stadi abbiano la stessa priorità”: questa la posizione espressa nei giorni scorsi dal ministro della Salute, Roberto Speranza.

“In questo momento – aveva detto – serve tempo per capire la reazione che c’è stata nel paese da un punto di vista epidemiologico con la riapertura della scuola. La misureremo e poi valuteremo passo dopo passo”. “Non porterei mio figlio di 7 anni allo stadio – aveva concluso – perché credo ci sia bisogno di cautela. Da papà in questo momento mi sento di evitarlo”.