Governo stringe sui conti, Recovery spinge Pil a +6%

Aula del Senato della Repubblica.
Aula del Senato della Repubblica, ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA.  – L’Italia già nel 2021 si lascerà alle spalle la crisi del Coronavirus e, archiviato un anno nero con il Pil in picchiata a -9%, nel 2021 registrerà un rimbalzo fino a +6%, spinto dai fondi del Next Generation Eu.

Le cifre ancora ballano ma il governo sta stringendo sulla Nota di aggiornamento al Def, con una serie di riunioni tecniche e politiche che porteranno al varo del documento probabilmente mercoledì 30 settembre.

Inizia quindi a delinearsi la cornice macroeconomica su cui costruire la prossima manovra e il Recovery plan: debito e deficit, in salita sia per la battuta d’arresto dell’economia durante il lockdown sia per la maxi-iniezione da 100 miliardi dei decreti anti-Covid, dovrebbero iniziare il percorso di rientro già dal prossimo anno in un percorso “graduale”, come ha ripetuto più volte anche in Parlamento il ministro Roberto Gualtieri, per evitare impatti negativi sulla ripresa.

Il debito, che dovrebbe fermarsi comunque sotto il 160% quest’anno (ad aprile era stimato al 155,7%), dovrebbe essere fissato al 156% nel 2021 mentre il deficit, che salirà oltre l’11%, dovrebbe scendere attorno al 7%. Le scelte “programmatiche” però non sono ancora definite nel dettaglio e le cifre restano “ballerine”, come spiegano dalla maggioranza.

In mattinata al Mef c’è stato un primo giro di tavolo politico con sottosegretari e rappresentanti economici dei partiti cui dovrebbe seguire un ulteriore passaggio a inizio settimana prima di passare il dossier ai capi delegazione per il vaglio finale delle stime, che saranno portate in Consiglio dei ministri appunto tra martedì o, più probabilmente, mercoledì.

I partiti della maggioranza attendono di capire anche se la Nadef conterrà riferimenti al Mes, il fondo Salva stati cui il M5s continua a dire No. Già nel Def di aprile, approvato in Cdm anche dai ministri M5s, le risorse messe a disposizione per la sanità erano citate tra gli strumenti Ue per sostenere la ripresa post Covid, con la puntualizzazione che l’unica condizionalità è destinare le risorse alle spese dirette o indirette per la sanità.

Ora il Pd preme perché il premier Giuseppe Conte rompa gli indugi e chieda il via libera del Parlamento. “É allucinante non aver ancora fatto partire la procedura”, concorda Matteo Renzi. L’ostacolo sono le fibrillazioni M5s e il rischio che manchino i voti in Parlamento. L’attesa, ha avvertito però Nicola Zingaretti, non può essere infinita. Nei prossimi giorni la richiesta dei Dem potrebbe farsi più ultimativa.

Intanto sarà da vedere come verranno contabilizzate le risorse del Recovery (almeno il 10% di anticipo, circa 19 miliardi) che si punta a chiedere una volta che sarà operativo il nuovo strumento europeo con la presentazione del piano. Il Recovery non risolve, comunque, il nodo delle risorse, tanto che il Mef ha invitato i ministeri a predisporre la lista delle proposte accompagnata dalle relative coperture.

Di sicuro il ministero della famiglia spingerà per l’assegno unico per i figli (servono 5-7 miliardi aggiuntivi oltre al riordino degli attuali strumenti) mentre il Mise chiederà le risorse per rafforzare e rendere strutturale il programma “Impresa 4.0”.

Altri fondi, 1,25 miliardi, andranno reperiti per riportare a 3 miliardi il fondo per il cashback – con tanto di premi ad hoc a chi passa più volte la carta – su cui il governo punta per spingere i pagamenti digitali e 1-2 miliardi andranno trovati per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale partito a luglio anche per i redditi tra 28mila e 40mila euro.

Per lo sconto del 30% dei contributi per gli assunti al Sud serviranno circa 5 miliardi e altrettanti potrebbe costarne una riedizione del piano di sgravi triennali per le nuove assunzioni.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)