Governo Sánchez, un programma ambizioso per la sfida economica 

Economia verde e rivoluzione digitale - Il programma del presidente Pedro Sánchez
Pedro Sánchez, presidente del primer Gobierno de coalición

MADRID – Economia verde e trasformazione digitale come matrice di sviluppo. È questa la sfida sulla quale scommette il presidente del Governo, Pedro Sánchez. Lo ha riassunto nel suo “Programma di Recupero, Trasformazione e Resilienza dell’Economia, un documento di 58 pagine in cui illustra la strategia per rimettere in moto l’apparato produttivo nell’era “post-Covid-19”. È il piano economico che il governo presenterà a Bruxelles per ottenere i fondi previsti dal “Next Generation Ue”, il nuovo strumento finanziario, limitato nel tempo, approvato dopo quattro giorni di Consiglio Europeo Straordinario, per aiutare gli Stati dell’Unione in difficoltà ad uscire più forti dalla crisi provocata dalla pandemia. Si tratta, nel caso della Spagna, di 140 miliardi di euro ai quali si aggiungono, poi, i 79 miliardi dei fondi per la politica agricola e le risorse previste nei “Presupuestos Generales del Estado”. E cioè, nella legge “Finanziaria” che Senato e Camera dei Deputati dovranno promuovere o bocciare prossimamente.

Il “Programma di Recupero, Trasformazione e Resilienza è stato presentato dal presidente Sánchez in video-conferenza. Ad assistere erano tutti i ministri e circa 200 invitati tra ambasciatori dei paesi dell’Ue, esponenti del mondo imprenditoriale e del lavoro e rappresentanti della società civile. Assenti i leader dei partiti d’Opposizione che, assieme al resto delle organizzazioni politiche presenti in Parlamento, dovranno esprimersi sui “Presupuestos Generales del Estado”.

Il presidente del Governo, Pedro Sánchez (Foto cortesia La Moncloa)

Il programma presentato dal presidente Sánchez si sviluppa lungo quattro assi fondamentali che dovrebbero cambiare la radiografia del Paese: crescita dell’occupazione, rivoluzione verde, trasformazione digitale, uguaglianza di genere. Insomma, una nazione che vuole guardare al futuro.

Il piano, per i prossimi tre anni, prevede investimenti dell’ordine di 72 miliardi, dei 140 che il Paese dovrebbe ricevere dall’Ue. E dovrebbe permettere una crescita annuale del 2,5 per cento del Prodotto Interno Lordo e la creazione di 800mila posti di lavoro. Allo “sviluppo verde” e alla “trasformazione digitale” sarebbe destinato circa il 70 per cento degli investimenti. Al primo, il 36 per cento; all’altra, il 33 per cento. Alla rivoluzione digitale, quindi, molto di più del 20 per cento chiesto da Bruxelles.

Sánchez, nell’illustrare il suo “programma”, ha spiegato che esso si articola in 10 punti. E ad ognuno di essi sarà destinata una percentuale della spesa: Educazione e Formazione, 17,6 per cento; Aggiornamento e Digitalizzazione, 17,1 per cento; Scienza e Innovazione, 16,5 per cento; Agenda Urbana e Rurale, 16 per cento; Infrastrutture ed Ecosistema, 12,2 per cento; Transizione Energetica, 8,9 per cento; Nuova Economia e Politiche per l’Impiego, 5,7 per cento; Amministrazione per il Secolo XXI, 5 per cento; Impulso alla Cultura e allo Sport, 1 per cento.

Il programma di Sánchez agita i fantasmi del passato. Nel 1982 Felipe González promise 800mila posti di lavoro. Poco dopo, Luis Zapatero assicurò che ne avrebbe creato un milione. Più di recente, Mariano Rajoi ne promise addirittura due milioni. Nessuno riuscì a mantenere la parola data.

Il programma di Sánchez, di evidente ispirazione keynesiana, si propone di far leva sulla spesa pubblica, approfittando della decisione dell’Ue di permettere agli Stati membri di discostarsi dagli obblighi di bilancio che si applicherebbero normalmente. In particolare, il deficit pubblico non superiore al 3 per cento del Pil. Il piano del presidente del Governo predispone l’applicazione di politiche espansive e zero tagli, almeno fino a quando il Pil non torni ai livelli anteriori alla crisi. E ciò non accadrà, o almeno non dovrebbe avvenire prima del 2023.

Il capo del Governo, nella presentazione del suo “Programma di Recupero, Trasformazione e Resilienza”, solo accenna alla riforma parziale della Legge sul Lavoro e al sistema impositivo più progressivo, obiettivo dei soci del governo. Nessuna novità, poi, sulle pensioni.

Il programma pare costruito per permettere a Sánchez di presentarsi, sempre che la coalizione di governo regga fino a fine legislatura e la pandemia non crei ulteriori e più gravi problemi, alla rielezione con risultati tangibili: crescita economica e nuovi posti di lavoro. Infatti, il piano presentato nei giorni scorsi contempla provvedimenti e investimenti per il trimestre 2021-2023.

Sánchez, che punta a prolungare la sua permanenza alla presidenza del Governo, è stato molto chiaro nell’affermare che lui, e non altri, sarà al timone dell’iniziativa. E ad annunciare che la Moncloa sarà il centro operativo. Quindi, nessuna Commissione Indipendente, come proposto dal Partito Popolare di Pablo Casado.  Prevista, comunque, la partecipazione delle autonomie e del settore privato anche se non si conosce attraverso quali meccanismi.

Il presidente del governo ha fretta. Non vuole rischiare ritardi dovuti alla farraginosa burocrazia europea, dalla quale dipende l’assegnazione dei 140 miliardi di euro. Per questo ha già annunciato che il Paese, nei “Presupuestos Generales”, anticiperà 27 dei 72 miliardi disposti per investimenti nei prossimi tre anni.

Quello che resta di legislatura sarà un cammino tutto in salita. Sánchez, politico “navigato”, conosce i rischi. E li terrà ben presente. Il pericolo principale per il Governo Sánchez non saranno né il Partito Popolare né Vox, che fin dall’inizio si sono mostrati intransigenti e che difficilmente abbandoneranno la loro opposizione ad oltranza. Neanche il partito Ciudadanos che, sebbene più propenso al dialogo conciliante, non rinuncerà a mostrare il proprio dissenso in sede parlamentare. La vera minaccia, stando agli esperti in materia, sono i suoi soci di governo. Sánchez dovrà evitare di diventarne prigioniero. Non potrà permettere allo zoccolo duro di “Podemos”, sempre più difficile da controllare, di condizionare l’atteggiamento dei propri ministri. Lo scenario che si presenta nell’immediato, sarà dominato dalla polemica sulla diffusione della pandemia che condizionerà la politica, il mondo della produzione e del lavoro. E metterà a prova l’abilità politica e diplomatica di Sánchez, la sua capacità di navigare nella burrasca e in un oceano pieno di mine vagante.

Mauro Bafile