Covid, psichiatri: “Ora nuova ansia è quella da ‘limbo'”

Post-Covid, nuova ansia è quella da 'limbo'.
Post-Covid, nuova ansia è quella da 'limbo'.

ROMA. – Una sorta di ‘ansia da limbo’ quella che attanaglia sempre più di frequente un numero crescente di connazionali, ed ha delle caratteristiche precise: non comprende soltanto l’ansia dell’attesa per il vaccino che sconfigga il virus SarsCov2, ma ad esserne colpito è anche chi è malato di Covid, magari da lunga data, e si trova nella condizione infelice di attesa che si protrae tra alti e bassi. Ma anche chi è in attesa di fare il test o del risultato del tampone, o chi aspetta la scadenza della quarantena o dell’isolamento fiduciario.

A fare luce su questo nuovo disturbo è la Società italiana di psichiatria (Sip): “Nel dopo-lockdown – afferma Massimo Di Giannantonio, presidente Sip – si sono registrate moltissime diagnosi di disturbo post-traumatico da stress, ora il nuovo disagio psichico è l’ansia ‘da sospensione’ e la via di uscita sono le relazioni. Impegnarsi in un progetto collettivo, come la prevenzione personale e altrui, attraverso il rigoroso rispetto delle norme sanitarie, è l’antidoto che ci consente di guardare con speranza al futuro”.

L”ansia da limbo’, chiarisce, è un nuovo tipo di ansia che si registra in questo periodo, che non è più l’emergenza sanitaria della prima parte di quest’anno. È un disagio che si inquadra tra gli effetti psichici indiretti del Covid-19, ma non è un’ansia generalizzata, collegata a una situazione di incertezza continua in attesa del ristabilirsi della normalità, ma un’ansia specifica, “da sospensione del tempo” che aumenta il malessere psichico oltre alle ricadute sociali ed economiche, con risvolti che vanno dall’ansia alla difficoltà di concentrazione, allo spaesamento, ai disturbi del sonno.

Nel caso delle malattie “l’attesa è associata alla cosiddetta ‘ansia anticipatoria’, con l’attesa dell’esame, del referto, della terapia che si accompagna alla paura connessa alla singola malattia che viene indagata – spiega di Giannantonio -. In relazione al Covid, una malattia virale che desta preoccupazione e angoscia perché non ha un trattamento specifico e per tutto il clamore mediatico che suscita, la sospensione ‘del tempo’ è percepita da chi attende il ‘giudizio’ del tampone, di fare il test o la fine della quarantena, come un’attesa alterata e dilatata, apparentemente infinita, che può essere vissuta in modi differenti a seconda delle nostre personalità.

Vediamo ogni giorno sempre più persone che subiscono passivamente l’attesa, che diventa una sorta di alibi per attuare un atteggiamento rinunciatario, passivo, e che moltiplica i problemi. Mentre ne vediamo altre insofferenti che reagiscono in modo aggressivo”.

Se sono presenti sintomi di tipo depressivo e ansioso “la sospensione del tempo dell’attesa di un possibile evento negativo aggrava l’intensità dell’ansia – spiega Enrico Zanalda, co-presidente Sip – al punto da poter indurre la ‘Disperazione di Cassandra’, della profezia catastrofica. Il paziente si convince di essere già condannato e a causa della ‘ruminazione’ di fantasie negative, in casi estremi, può giungere a forme di comportamenti disperati. Possiamo considerare l’ansia anticipatoria come un disturbo potenzialmente presente nel 5% delle persone che attendono un referto diagnostico e l’ansia di attesa da Covid molto più frequente”.

Nel dopo-lockdown si sono registrate moltissime diagnosi di disturbo post traumatico da stress, ora, è l’invito degli psichiatri, “dobbiamo imparare a gestire il nostro benessere psichico in questa fase d’attesa. L’antidoto più forte è impegnarsi in un progetto collettivo”.