Ora i cattolici temono un Natale Covid senza Messa

Messa di Natale a rischio Covid.
Messa di Natale a rischio Covid. (Papaboys 3.0)

ROMA. – Lo spettro di un Natale senza Messa, come era avvenuto già per la Pasqua, serpeggia nelle comunità cattoliche. Alle prese queste domeniche con il ‘recupero’ delle Prime Comunioni e delle Cresime che non si erano potute celebrare in primavera, le parrocchie ora temono di dovere tornare alle celebrazioni a distanza.

Una eventualità da scongiurare per tanti motivi: non ultimo il fatto che le chiese, nonostante la riapertura, sono rimaste in tanti casi vuote. E, anche se non attiene il lato spirituale, va aggiunto che molti parroci soffrono ancora per quelle cassette delle offerte rimaste per mesi vuote e che normalmente invece servono non solo per aiutare i poveri ma anche per pagare bollette e per la manutenzione delle chiese italiane.

I mal di pancia già si vedono sui social. Il post su Facebook della Conferenza Episcopale Italiana nel quale il cardinale presidente Gualtiero Bassetti sottolinea che “il dialogo tra la Chiesa e il governo sulle messe e le misure anti-Covid c’è sempre stato e continuerà a esserci, come anche il rispetto di tutte le precauzioni”, conta alcune centinaia di commenti.

Molti durissimi nei confronti dei vescovi. “Avete dato a Cesare quello che è di Dio. Oggi vedo una Chiesa istituzionale, serva del potere politico. Non si può fare passare il messaggio che le chiese siano luogo di contagio. Avete svenduto la fede”, commenta Mariarosa L.S.

“Possiamo credere solo in Dio e nella Madonna ma non più nella Chiesa che oramai prende ordini da altri invece che da nostro Signore. Sono cattolica ma mi vergogno tantissimo”, concorda Consuelo P. “Le chiese devono rimanere aperte”, “Mai più chiese chiuse”, e così via.

Tra i circa 300 commenti pubblicati qualcuno si inserisce per difendere la Cei e i parroci che rispettando i protocolli hanno reso i luoghi di culto “il posto più sicuro dove andare”. Lo spettro di un se pur parziale lockdown e della Messa di Natale da vedere in tv resta, tanto che, dopo la pubblicazione del dpcm del 13 ottobre la Cei è corsa a spiegare che per le celebrazioni non cambiava nulla. Ma il contatto con il governo e il Comitato Tecnico Scientifico è continuo con una situazione che cambia di ora in ora.

Il rischio stavolta per la Cei è di una spaccatura interna tra la parte dell’episcopato che non sopporta norme dettate dalle istituzioni in materia di celebrazioni e liturgie e l’altra che invece, per “senso di responsabilità” si trova disponibile ad accogliere le indicazioni che arrivano dagli esperti. Una frattura che, in zona cesarini, fu evitata con la riapertura delle chiese a maggio. Ma che ora rischia di indebolire ancora di più l’unità e la tenuta della Chiesa italiana.

(di Manuela Tulli/ANSA)