La Buona Novella di De André fa cinquant’anni e diventa fumetto

La copertina del libro-fumetto La Buona Novella con testi dalla canzone di De André.
La copertina del libro-fumetto La Buona Novella con testi dalla canzone di De André. (ANSA)

ROMA. – “Forse fu all’ora terza, forse alla nona. Cucito qualche giglio sul vestitino alla buona, forse fu per bisogno o peggio per buon esempio, presero i tuoi tre anni e li portarono al tempio”. Era il 1970 e Fabrizio De André cantava così la storia di Maria, in un personalissimo viaggio attraverso la vita di Gesù del suo quarto album, “La buona novella”.

Proprio a 50 anni da quell’uscita – era l’1 novembre per la Produttori Associati – quel capolavoro della canzone d’autore, che nel pieno degli anni delle contestazioni studentesche andava invece raccontando il più alto messaggio d’amore e fratellanza, sposa l’immagine e diventa graphic novel.

Per la prima volta la Fondazione De André ha acconsentito a far pubblicare in un libro a fumetti i testi originali dell’album, accostandoli ai disegni del visual artist Paolo Castaldi, nel volume in libreria da domani per Feltrinelli Comics (pp. 112 – 16,00 euro).

Milanese, classe 1982, pubblicato in oltre dieci Paesi al mondo, per lo stesso editore Castaldi ha firmato già Zlatan, un viaggio dove comincia il mito (2019) e L’ora X. Una storia di Lotta Continua (2019; con Erri De Luca e Cosimo Damiano Damato).

Ora la sfida era di quelle da far impallidire puristi e appassionati. “Avevo urgenza di salvare il cristianesimo dal cattolicesimo”, diceva De André nei suoi concerti, ritenendo egli stesso quello uno dei suoi album migliori. La buona novella canta la poesia e la forza racchiuse nei Vangeli apocrifi, che, diceva, sono una “lettura bellissima” con molti punti di contatto con “l’ideologia anarchica”, capaci di svelare la tradizione cristiana nel suo volto più umano e rivoluzionario.

Negli anni, album e canzoni hanno visto numerose rivisitazioni, da Eugenio Finardi ad Albano, così come molti spettacoli teatrali, da Claudio Biso e Lina Sastri alla versione rock della Premiata Forneria Marconi. Ora, proprio come nella visione di De André, anche nel tratto lirico di Castaldi la vicenda di Gesù di Nazareth (cui il cantautore, due anni prima aveva già dedicato il brano Si chiamava Gesù) si fa universale, in un’esplorazione dei valori e delle contraddizioni di un’umanità senza tempo.

Traccia dopo traccia (dieci in tutto), capitolo dopo capitolo, il coro del Laudate Dominum apre al racconto de L’infanzia di Maria, bimba dai tratti gentili, data in sposa troppo presto, a causa del suo “maggio” che macchiava di rosso la verginità, “a dita troppo secche per chiudersi in una rosa”.

L’Ave Maria annuncia l’arrivo della maternità come un segreto sussurrato e la Via della Croce sa subito di polvere e sangue sui piedi nudi che arrancano sul selciato, travolgendo di dolore le Tre madri. Castaldi, attraverso i secoli, arriva al presente per il Testamento di Tito e sui dieci Comandamenti fa sfilare una galleria di volti e storie della cronaca più recente, come Ani Guibahi Laurent, che a 14 anni trova la morte assiderato a novemila metri d’altezza, tentando di scappare dalla Costa d’Avorio nel vano carrello di un Boeing diretto a Parigi.

O Henriette Karra, uccisa a 17 anni dal padre perché aveva una relazione con un ragazzo musulmano e palestinese. E ancora Franca Viola, nel 1965 prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore; il Robin Hood spagnolo Lucio Urtubia; o Edoardo “Baleno” Massari, militante No Tav e anarchico, che si impiccò in carcere dopo essere stato arrestato per alcuni attentati al cantiere dell’alta velocità in Val di Susa. Alla fine del processo fu assolto.

(di Daniela Giammusso/ANSA)

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