Esclusa da scuolabus, bambina nomade a scuola in taxi

Bambini si accalcano sulla porta dello scuolabus.
Bambini si accalcano sulla porta dello scuolabus.

TORINO. – Quaranta minuti all’andata e altri quaranta minuti al ritorno. È il tempo che ci vuole a piedi dal campo nomadi di Strada della Berlia di Collegno, nell’hinterland di Torino, alla scuola d’infanzia che una bimba di 4 anni frequenta.

La piccola da lunedì quei tre chilometri non li farà più a piedi, ma in taxi, pagato da un gruppo di cittadini rimasti colpiti dal fatto che le fosse stato tolto, perché la sua famiglia non è residente nel Comune, lo Scuolabus, nonostante l’anno scorso usufruisse del servizio.

Un gesto generoso nato dopo che la storia della piccola è stata resa pubblica: ogni giorno alla materna a piedi per colpa della burocrazia è una storia che difficilmente lascia indifferenti. Il padre della bambina è nato e cresciuto tra Torino e Collegno, ha la nazionalità comunitaria ma non quella italiana e non riesce ad ottenere la residenza, nonostante sia autorizzato a dimorare presso il campo nomadi di Strada della Berlia assieme alla moglie e ai suoi due figli minori.

Nessuna residenza perché l’uomo non ha un lavoro e non può dimostrare di essere indipendente dal punto di vista economico. “Voglio che mia figlia riceva un’istruzione e faccia una vita diversa da quella che ho fatto io”, aveva spiegato giorni fa. L’uomo si è rivolto ad un avvocato, Federico Depetris, che ha presentato ricorso al Tribunale di Torino. L’udienza è fissata per il 15 dicembre.

“Da lunedì e fino al giorno dell’udienza la piccola potrà andare alla scuola materna – spiega l’avvocato – Un gruppo di persone, con la mia intermediazione, si è messo in contatto con la Cooperativa taxi Torino e da lunedì potrà andare a scuola senza doversi fare cinquanta minuti a piedi.” Queste persone per il momento hanno deciso di rimanere anonime. Con lei in taxi potrà andare anche il padre.

“Ho ricevuto incarico dal papà della bimba – continua Depetris – di ringraziare queste persone per il bellissimo gesto di solidarietà. Il padre potrà portare sua figlia a scuola e così consentirle di integrarsi nel contesto sociale e culturale cittadino. La battaglia legale naturalmente prosegue. Il mio cliente rivendica il diritto ad ottenere l’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente di Collegno per sé e per la propria famiglia e confidiamo in un esito positivo del processo”.

“A prescindere poi da quelle che sono le questioni di carattere squisitamente giuridico mi auguro che il Comune di Collegno riattivi il servizio scuolabus per Greta a prescindere dal fatto che abbia o meno la residenza in città”, conclude il legale.

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