Centrodestra nel caos, tre di Fi passano alla Lega

Da sx: Federica Zanella, Maurizio Carrara e Laura Ravetto
Da sx: Federica Zanella, Maurizio Carrara e Laura Ravetto (Ansa)

ROMA. – Centrodestra nel caos, in un giorno segnato dallo scontro frontale tra Lega e Forza Italia: Matteo Salvini accusa gli azzurri di fare ‘inciuci’ con il nemico e di pensare ai “rimpasti”, Silvio Berlusconi, in serata, cerca di gettare acqua sul fuoco, ma invano. Prima parla di “presunte divergenze con forze alleate”, poi però picchia duro ricordando alla coalizione che senza il suo partito in Italia ci sarebbe “una destra isolata e perdente” come il Front National francese. Quindi ribadisce che nessuno intende andare al governo con forze “incompatibili” ma al contempo ammonisce che “discutere del teatrino della politica” è “offensivo” verso il “Paese che soffre”.

Giorgia Meloni, sceglie la linea della cautela, preferendo accusare il governo di puntare sul ‘divide et impera’, ma anche si dice certa che il Cavaliere “non ci casca”.

Giornata difficile anche nella maggioranza dove il ministro Stefano Patuanelli è dovuto intervenire a difesa proprio della cosiddetta norma ‘Salva-Mediaset’ per placare i forti malumori tra i Cinque Stelle. Il ministro ha dovuto infatti ribadire che l’emendamento già approvato al Senato non è “ad aziendam” ma serve a “colmare un vuoto normativo”, nell’attesa di una più complessiva riforma del sistema radiotelevisivo.

Più pacati i toni del Pd che conferma la volontà del dialogo con – sottolinea il vicepresidente dem Andrea Orlando – l’unica “forza sensata” del centrodestra, cioè Forza Italia.

Ma nel centrodestra, il clima è di rissa, tanto che arrivano anche clamorosi cambi di casacca: Laura Ravetto, ex sottosegretario del governo Berlusconi, Federica Zanella e Maurizio Carrara passano dal gruppo Fi a quello della Lega. Contro di loro l’anatema del Cavaliere. Chi gli ha parlato riferisce che non si aspettava l’abbandono di Laura Ravetto visti i ruoli che ha svolto e la lunga militanza in Forza Italia.

Poi ha ricordato ai suoi interlocutori che “chi ha lasciato FI non ha mai avuto fortuna altrove”. “Meglio così”, aggiunge ancora in serata parlando dei transfughi. Chi non conosce la “lealtà” è meglio che lasci a energie nuove. Insomma, la disponibilità dell’ex premier a interloquire con il governo, accogliendo positivamente l’appello del Colle all’unità, invece di far fibrillare l’alleanza giallorossa, in affanno di fronte alla crisi sanitaria, provoca un terremoto politico e parlamentare all’interno dell’opposizione.

Dopo giorni di distinguo e la clamorosa rottura la settimana scorsa al Senato su una norma “salva-Mediaset”, la tensione esplode di prima mattina, quando il segretario leghista, ai microfoni di Rtl 102,5 accende le polveri. Prima fa i complimenti al giudice Nicola Gratteri che poche ore prima aveva messo ai domiciliari il Presidente del Consiglio regionale calabrese, l’azzurro Domenico Tallini.

Quindi, alla domanda su come siano i suoi rapporti con Forza Italia, replica che a lui “interessano i rapporti con gli italiani”. Poi è un torrente in piena, contro il disgelo azzurro nei confronti del Conte 2: “L’appello di Mattarella – attacca – è alla collaborazione, non all’inciucio o ai rimpasti. Mi sembra che in Pd, 5s, Renzi e a leggere anche qualche pezzo di Forza Italia si stia parlando di posti, non di cose da fare”.

Salvini arriva ad accusare di “ambiguità” direttamente Silvio Berlusconi. Quindi taccia la condotta azzurra di essere fuori linea rispetto a quella dell’opposizione: “La gente chiede al centrodestra di collaborare, di proporre taglio delle tasse. Come centrodestra di questo vorremmo parlare, non di legge elettorale, di rimpasti”.

Ma l’ex ministro dell’Interno va oltre, riaprendo la ferita con Forza Italia per quanto riguarda il futuro di Mediaset. Già mercoledì, a freddo, il capogruppo leghista a Montecitorio, Riccardo Molinari aveva depositato una pregiudiziale di costituzionalità contro il decreto Covid, in via di approvazione definitiva in Aula. L’obiettivo è bloccare in extremis un testo che già contiene la norma a tutela di Mediaset, mossa che ha provocato la rabbia dei vertici azzurri.

Anche stavolta, seppure con un artificio retorico, Salvini torna all’attacco: “Non voglio pensare a scambi di interessi politici e aziendali: Mediaset è una grande azienda con 3.500 dipendenti, miliardi di euro di fatturato, va tutelata come tutte le aziende italiane, piccole e grandi, ma non ha bisogno di aiutini”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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