Hong Kong, Wong in carcere per le proteste anti-Cina

Joshua Wong e altri due attivisti all'arrivo in tribunale
Joshua Wong e altri due attivisti all'arrivo in tribunale. (Photo by Peter PARKS / AFP)

ROMA. – Detenuto in attesa di giudizio. Joshua Wong, uno dei più noti attivisti pro-democrazia di Hong Kong, è stato rinchiuso in carcere, insieme ad altri due militanti, Agnes Chow e Ivan Lam, al termine della prima udienza del processo a loro carico per il coinvolgimento nelle proteste dell’anno scorso. Tutti e tre si sono dichiarati colpevoli e resteranno in arresto fino alla sentenza del tribunale, prevista il 2 dicembre.

“Continueremo a lottare per la libertà, non è il momento di inchinarci a Pechino né di arrenderci”, ha dichiarato Wong al suo arrivo in tribunale, ammettendo che non sarebbe rimasto sorpreso se dopo l’udienza fosse stato spedito subito in carcere. “Coraggio a tutti”, ha aggiunto alla fine, mentre lo portavano via dall’aula.

“Non abbiamo alcun rimpianto”, gli ha fatto eco Ivan Lam. In particolare, i tre giovani sono accusati di aver organizzato e promosso una manifestazione davanti al quartier generale della polizia il 21 giugno 2019, una decina di giorni dopo l’inizio delle proteste per la democrazia e contro l’ingerenza della Cina nella città-Stato.

I manifestanti, che avevano sfilato a milioni per le vie di Hong Kong, respingevano la legge sulla sicurezza imposta da Pechino e chiedevano un’inchiesta indipendente sulle violenze della polizia che aveva duramente represso le contestazioni.

Non è la prima volta che per Wong, 24 anni, uno dei volti più noti del movimento di Hong Kong, si aprono le porte del carcere. A 13 anni cominciò a militare contro le ingerenze cinesi nell’ex colonia britannica. Nel 2014 si guadagnò un ruolo di primo piano nel Movimento degli ombrelli che reclamava riforme democratiche, senza tuttavia riuscire a rompere il muro di Pechino.

Nel 2019, quando prese il via la massiccia mobilitazione di piazza a Hong Kong, Wong era già in detenzione per aver partecipato ad altre manifestazioni. Appena liberato, raggiunse il movimento diventando un simbolo della resistenza contro la Cina, soprattutto a livello internazionale, tanto che le riviste Time, Fortune e Foreign Policy lo hanno inserito tra le persone più influenti al mondo.

Solo pochi giorni fa, il 18 novembre, Wong ha partecipato in video-collegamento ad un evento al Senato, mettendo in guardia anche l’Italia “a non sottovalutare le intenzioni di Pechino, dal momento che il dialogo potrebbe non essere efficace per rendere la Cina responsabile delle sue violazioni dei diritti umani”.

E alla notizia del suo arresto, non sono mancate le reazioni: “L’Italia non può lasciare soli Joshua e tutti gli altri attivisti democratici di Hong Kong di fronte alle costanti violazioni dei diritti umani, arresti arbitrari e repressione del dissenso. Parlamento e governo si esprimano immediatamente e senza esitazioni!”, è l’auspicio di Più Europa, mentre Fratelli d’Italia chiede che “il ministro Di Maio intervenga subito in via ufficiale con l’ambasciatore cinese in Italia per garantirne l’immediato rilascio”.

(di Laurence Figà-Talamanca/ANSA)

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