Il tavolo delle riforme parte in salita, M5S e Pd contro Iv

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, a Porta a porta . Sullo sfondo Nicola Zingaretti.
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, a Porta a porta . Sullo sfondo Nicola Zingaretti. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Parte con una fumata nera e un nuovo scontro tra alleati il tavolo sulle riforme della maggioranza. L’appuntamento tra Pd, M5S, Iv e Leu sul primo binario sul quale incanalare l’accordo di governo – quello delle riforme – non fa che registrare un impasse.

E le tensioni subito si riaccendono, con M5S e Pd schierati contro i renziani. “Iv vuole tornare alla riforma costituzionale del 2016, è una follia”, spiega una fonte di primo piano del Movimento. “Non possiamo accontentarci del taglio dei parlamentari e di qualche piccolo correttivo (tra cui una nuova legge elettorale tutta proporzionale)”, attacca da parte sua il renziano Marco Di Maio.

Domani Matteo Renzi riunirà una cabina di regia ad hoc di Iv per preparare il piano di battaglia. L’obiettivo è quello di una profonda riforma del bicameralismo. “Interveniamo sul rapporto tra Stato e Regioni, diamo ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, assicuriamo il voto fuori sede per che si trova lontano da casa per lavoro o studio”, spiega ancora Di Maio.

Il nodo è che, accanto al tavolo sulle riforme è previsto, secondo quanto concordato dai 4 leader di maggioranza con il premier Giuseppe Conte, il tavolo sul programma di governo. E, stando alle previsioni iniziali, quello sulle riforme doveva essere il tavolo meno suscettibile di attriti. Così il rischio è che il cronoprogramma – che avrebbe dovuto terminare a inizio dicembre – si impantani subito. Invece Renzi vuole correre. Anche perché accanto al tagliando sul programma da ultimare c’è, sotterranea ma per nulla evaporata, la questione rimpasto.

Il nuovo scontro in maggioranza sulle riforme, complice l’emergenza Covid, difficilmente provocherà terremoto anche parlamentari. Ma il cortocircuito è sempre dietro l’angolo. Al di là della riforma del bicameralismo è sulla legge elettorale che l’intesa appare lontana. Pd, M5S e Leu sono fermi sul sistema proporzionale. E univoco è l’appello a Iv a rispettare i patti.

“Che improvvisamente le lancette dell’orologio tornino di nuovo al punto di partenza non è accettabile. Al tavolo dei segretari con Presidente del Consiglio era stato deciso di andare avanti in maniera rapida e in modo coeso”, sottolineano i capigruppo Dem Graziano Delrio e Andrea Marcucci.

“Il M5S i patti li rispetta. altri invece fanno fughe in avanti e bloccano riforme già concordate”, attaccano fonti del Movimento. “Prima si rispetta l’accordo di maggioranza dello scorso ottobre e poi si può pensare anche ad altri interventi per migliorare efficienza del Parlamento e un riequilibro tra potere esecutivo e potere legislativo”, spiega il capogruppo di Leu Federico Fornaro.

Toccherà al ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà convocare la nuova riunione. Provando a ridurre, nel frattempo, la nuova frattura dopo la tregua delle ultime settimane.

(di Michele Esposito/ANSA)