Censis: peggiora il tenore di vita per circa otto milioni di famiglie

Shopping in via del Corso a Roma durante la pandemia Covid 19.
Shopping in via del Corso a Roma durante la pandemia Covid 19. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – La società italiana che uscirà dalla pandemia rischia di essere più diseguale, sia in termini di redditi e patrimoni, sia per quanto riguarda gender gap e divario generazionale. L’allarme arriva dal Secondo Rapporto Censis-Tendercapital sui Buoni Investimenti “La sostenibilità al tempo del primato della salute” per il quale, come conseguenza dell’emergenza pandemica, cinque milioni di italiani hanno difficoltà a mettere in tavola un pasto decente, mentre 7 milioni e 600mila famiglie hanno avuto un peggioramento del tenore di vita.

23,2 milioni gli italiani che hanno dovuto fronteggiare delle difficoltà con redditi familiari ridotti, mentre sono 600mila le persone in più tra i poveri. Due milioni coloro che sono già stati duramente colpiti nella prima ondata della pandemia, mentre per nove milioni di italiani è stato necessario integrare i redditi da familiari o banche. Preoccupa anche il futuro, con il 60% degli intervistati che ritiene la perdita del lavoro, o del reddito, un evento possibile che lo potrà riguardare nel prossimo anno.

Oltre a colpire i redditi la crisi evidenzia e accentua anche le diseguaglianze, basti guardare al gender gap. Tra uomini e donne ci sono circa 20 punti di differenza nel tasso di occupazione (48,4% donne, 66,6% uomini) e, in questo periodo, il tasso di occupazione delle donne è diminuito quasi del doppio rispetto a quello degli uomini, facendo segnare un -2,2% rispetto al 2019, contro il -1,3% degli uomini. Il 54% delle donne che lavorano, inoltre, sottolinea come in questi mesi siano aumentati stress e fatica, mentre tra gli uomini è il 39% a sostenerlo.

Il rapporto evidenzia poi anche differenze generazionali: tutti i fenomeni di riduzione dell’occupazione colpiscono infatti di più i giovani rispetto ai lavoratori adulti. Il gap generazione si è quindi ampliato.

Differenze poi anche nell’accesso al web, bisogno che venendo meno in questo momento, tra didattica a distanza e smart working, può essere causa di vera e propria esclusione sociale. A questo proposito il rapporto segnala come il 40% di famiglie a basso livello socioeconomico non abbia accesso alla rete, mentre tra le famiglie ad alto livello socioeconomico sono solo l’1,9%.

Ma un segnale di fiducia per la ripresa arriva dai possibili investimenti privati. Un altro studio, il 3° Rapporto Aipb-Censis “Investire nel futuro dell’Italia oltre il Covid-19”, segnala come i benestanti nel nostro Paese (patrimonio finanziario superiore a 500.000 euro) siano 1,5 milioni e detengano un patrimonio finanziario complessivo di 1.150 miliardi di euro, aumentato del 5,2% negli ultimi due anni: una cifra pari a tre quarti del Pil del Paese atteso nel 2020.

Tra questi il 75% si dice pronto a finanziare con i propri capitali privati investimenti di lungo periodo per la rinascita economica dell’Italia dopo il Covid-19. Il 71% invece consiglierebbe a parenti e amici di investire in aziende italiane. Solo il 18% teme l’introduzione di una tassa patrimoniale.

In cifre il rapporto rileva come persuadendo la classe agiata a tenere in forma liquida solo una quota fisiologica del proprio portafoglio, pari al 7% (oggi invece è superiore al 15%), sarebbero immediatamente disponibili 100 miliardi di euro da investire nell’economia reale.

Ma se per l’84,9% degli italiani una buona finanza, che trasferisca fondi dal portafoglio dei risparmiatori abbienti verso strumenti di investimento nell’economia reale è possibile, anzi addirittura necessaria per l’87,4%, sono solo il 17,1% coloro che ritengono oggi, in Italia, la finanza all’altezza delle sfide che ha di fronte. Ne emerge un quadro dove la ricchezza privata, se ben gestita, può rappresentare una opportunità preziosa per il Paese.

(di Marco Assab/ANSA)