La lotta al Covid passa per l’aria: “Così sanifichiamo”

Fase 2: Sanificazione del ristorante Olimpo's in Brescia.
Fase 2: Sanificazione del ristorante Olimpo's in Brescia. Ansa /Filippo Venezia

ROMA. – Mentre tutto il mondo con la pandemia da Covid scopre l’importanza della sanificazione dell’aria, e per le aziende specializzate ora è superlavoro. Tenere gli impianti di aereazione è necessario e fondamentale per combattere il Covid.

“Noi? Facciamo quello che abbiamo sempre fatto”, spiega Pietro Borgognoni, titolare della Mitsa di Aprilia in provincia di Latina che tra i suoi clienti conta la Fao, il Vaticano, diverse banche, anche ospedali. E che oggi quasi non riesce a stare dietro alle richieste di intervento. “Sanifichiamo non tanto l’aria quanto gli impianti di aerazione e di condizionamento”, spiega Borgognoni.

Un settore in cui l’azienda, che esiste dal 1989, si è specializzata circa 25 anni fa. E’ lì, negli impianti, che tutto si accumula: le polveri sottili, per esempio, ma anche la legionella. E ora, potenzialmente, il Covid. “Si usano prodotti a base di ossigeno per disinfettare, che funzionano anche sul Coronavirus” afferma l’imprenditore. Un nemico, spiega, che è temibile quando entra nei polmoni: “Ma fuori, in realtà, è abbastanza fragile: basta una soluzione idroalcolica per liberarsene”.

Il campo d’azione sono le condotte dell’aria, dove si concentra l’umidità: per pulirle si utilizzano dei robot che le percorrono liberandole dalla sporcizia. E poi ci sono i convettori, da dove esce l’aria. “Questi impianti – prosegue Borgognoni – vanno mantenuti e puliti regolarmente, disinfettati e regolati nelle funzioni”. Il titolare dell’azienda parla di ‘sindrome del palazzo malato’, “quelli dove a un certo punto molti hanno cefalee, malesseri… Spesso è colpa della mancata sanificazione degli impianti”.

Oggi però quello che si rischia è ben più che un mal di testa: “Per questo gli impianti devono funzionare bene: in un impianto che funziona bene ci dovrebbero essere meno germi che all’esterno”. Borgognoni è vicepresidente dell’Aisa, l’Associazione italiana igienisti sistemi aeraulici, una emanazione della ‘sorella maggiore’ americana. Negli Usa, dove l’aria condizionata è quasi una religione, “lo fanno da 30-40 anni”.

In Italia l’Aisa è nata nel 2004, e ha un suo protocollo operativo che garantisce risultati ottimali, che si traducono in ‘dichiarazioni di conformità sanitaria’, corredati anche da video e fotografie. Un picco di richieste, da quando è scoppiata la pandemia? “Nel settore c’è una forte crescita della domanda. Noi abbiamo i nostri clienti, e più di tanto non possiamo rispondere per non sguarnire la loro assistenza. Abbiamo uno scadenzario degli interventi. Covid o non Covid, è quello che abbiamo sempre fatto”.