Violenza sulle donne, Caritas-Focsiv: “Covid aumenta numero delle vittime nel mondo”

ROMA. – “Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna”: è uno dei passaggi più importanti dell’omelia di papa Francesco nella messa dello scorso 1/o gennaio, Giornata Mondiale della Pace. “Parole quasi profetiche per un anno che ha mostrato una recrudescenza della violenza contro le donne, conseguenza diretta del lockdown con l’obbligo nel dover rispettare i limiti di mobilità e di condividere forzatamente le quattro mura domestiche con il proprio maltrattante, senza vie di uscita con i servizi a difesa delle donne in affanno o inaccessibili – rilevano Caritas e Covid che conducono una campagna sul tema -. Uno dei tanti dati emersi indica come poi solo il 40% delle donne che hanno subito maltrattamenti ha denunciato chi li ha commessi”.

Secondo le Nazioni Unite la situazione è peggiorata ovunque: se nel 2019 sono state 243 milioni le donne vittime di abusi e violenze, si stima che questo numero sia in forte aumento a causa della pandemia. In Francia, ad esempio, si è stimato un aumento del 30%, il 25% in Argentina e così in Cipro e Singapore. Ancora più difficile analizzare la situazione nei paesi impoveriti, dove molte donne sono escluse dai sistemi di protezione sociale.

“Le condizioni di precarietà e di violenza, che vivono molte donne in tante aree del mondo, si sono assommate all’emergenza attuale, aumentando il carico delle responsabilità e della fatica sulle spalle delle donne, tanto che queste ne pagano il prezzo più alto”, spiegano Caritas e Focsiv.

Il lavoro di assistenza e cura dei bambini, costretti a casa per la chiusura delle scuole, degli anziani e dell’intero nucleo familiare è duplicato, così come la violenza di genere e gli abusi domestici, senza contare che il blocco delle attività le ha portate fuori dal mondo lavorativo. Spesso sono state le prime a perdere il lavoro, e anche lo smartworking in alcuni casi si è dimostrato un sistema che poco le agevola.

Secondo Caritas e Focsiv, la pandemia ha come conseguenza il rischio di far arretrare le conquiste raggiunte dalle donne in termini di parità, autonomia e indipendenza economica. Secondo uno studio recente della McKinsey & Company una donna su 4 pensa di rinunciare alla carriera se non al lavoro in generale, un peso enorme su questa possibile decisione è la pressione eccessiva che la pandemia ha scaricato su di loro.

Senza contare che alcuni studi internazionali stimano che nel 2020 quasi 500.000 ragazze in più nel mondo potrebbero essere state costrette al matrimonio forzato per effetto delle conseguenze economiche precarie delle famiglie di origine causate della pandemia, a queste molto probabilmente si aggiungeranno un milione in più di gravidanze precoci, causa principale di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni.

“I governi stanno adottando misure di prevenzione e di emergenza per colmare le lacune in materia di sanità pubblica, tuttavia prestano poca attenzione alla questione di genere – concludono -. È necessario che gli Stati mettano al centro delle scelte politiche ed economiche, che condizioneranno il futuro prossimo dei propri paesi, le donne e le ragazze, ponendo attenzione ai loro diritti sociali ed economici, alla loro inclusione, rappresentanza, alla loro protezione e uguaglianza come cittadine”.

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