Russiagate: Trump grazia l’ex consigliere Flynn

L'ex Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Michael T. Flynn
L'ex Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Michael T. Flynn

WASHINGTON. – Con una mossa tipica dei presidenti a fine mandato, Donald Trump ha concesso la grazia piena al gen. Michael Flynn, il suo ex consigliere per la sicurezza nazionale rimasto coinvolto nel Russiagate. Una mossa nell’aria da giorni e che arriva alla vigilia della festa del Ringraziamento, dopo che martedì il presidente uscente aveva dato la grazia ad un tacchino celebrando la ricorrenza alla Casa Bianca senza rispondere se la avrebbe concessa anche a se stesso o ad altri suoi amici e collaboratori.

“E’ mio grande onore annunciare che al generale Michael Flynn è stata garantita la grazia completa”, ha annunciato Trump via Twitter. “Congratulazioni a lui e alla sua meravigliosa famiglia, ora so che avrete un Thanksgiving davvero fantastico!”, ha aggiunto.

All’inizio di quest’anno aveva già commutato la pena a Roger Stone, amico e consigliere di vecchia data che era stato condannato a 3 anni e 4 mesi per aver mentito al Congresso, ostacolato la giustizia e corrotto testimoni nel Russiagate. Anche Flynn, come Stone, era visto da Trump come una vittima di una “caccia alle streghe”, di un complotto dell’amministrazione Obama contro la sua vittoria.

L’allora consigliere per la sicurezza nazionale era finito nei guai quattro anni fa per aver negato i suoi contatti con l’ambasciatore russo Serghiei Kisliak, al quale aveva chiesto di evitare escalation dopo le sanzioni del governo Obama contro le interferenze di Mosca nelle elezioni.

Successivamente decise di collaborare con il super procuratore del Russiagate Robert Mueller dichiarandosi colpevole di aver mentito all’Fbi ma dopo oltre due anni ritrattò denunciando irregolarità da parte degli investigatori. Il ministro della giustizia Bill Barr, stretto alleato di Trump, fece riesaminare il caso e chiese che le accuse fossero archiviate ma un giudice si oppose e la sua decisione fu confermata da una corte d’appello.

A questo punto al presidente non restava che la via della grazia, anche per evitare che il procedimento finisse nelle mani di un dipartimento della giustizia controllato dall’amministrazione Biden. Quella di Flynn potrebbe essere solo la prima di una serie di provvedimenti di clemenza di fine mandato.

Qualcuno si chiede se Trump grazierà anche se stesso per sfuggire ad una mezza dozzina di inchieste. Secondo gli esperti legali, il presidente non può graziare se stesso e avrebbe solo due possibilità per eludere la giustizia. La prima è usare il 25/mo emendamento, dichiararsi temporaneamente inabile, far diventare presidente Mike Pence e farsi graziare da lui, sempre che il suo vice sia disposto a farlo.

La seconda è ottenere la grazia dal Congresso ma, dati i rapporti al vetriolo con la speaker della Camera Nancy Pelosi, sembra un’ipotesi da escludere. Inoltre resterebbe il problema dei reati statali su cui indaga la procura New York: la grazia presidenziale copre solo quelli federali.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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