Didattica a distanza in cortile per protesta: “Riaprite le scuole”

La protesta degli studenti per la Dad: lezioni in strada di fronte al Palazzo della Regione Lombardia.
La protesta degli studenti per la Dad: lezioni in strada di fronte al Palazzo della Regione Lombardia. ANSA/Mourad Balti Touati

MILANO. – La valigetta di pelle posata sotto la seggiola del banco a rotelle, con cappello, sciarpa, guanti e auricolari nelle orecchie, il professor Lorenzo Mazzi questa mattina ha fatto lezione sulla ‘paideia’ di Socrate collegato dal cortile del suo istituto, il liceo scientifico Bottoni di Milano.

Buona parte degli alunni delle sue classi lo ha seguito da casa, come accade ormai da settimane con la Dad imposta per l’emergenza coronavirus, mentre una dozzina di alunni erano alle sue spalle, anche loro stretti nei cappotti, in una mattinata soleggiata ma fredda, servita a studenti, docenti e famiglie per mandare un messaggio alle istituzioni: basta didattica a distanza, si deve tornare in classe al più presto e in sicurezza.

“E’ vero che il Covid è ancora molto diffuso, ma bisogna tornare a scuola e bisogna farlo in sicurezza, riaprendo le infermerie scolastiche, con medici che possano svolgere i test rapidi, perché non tutti hanno l’auto per andare al drive through di via Novara – ha spiegato Chiara Ponzini, che ha figli alle medie ed è una delle voci di Priorità alla scuola, il movimento che ha organizzato questa protesta, replicando le iniziative andate in scena in Toscana ed Emilia Romagna -. E poi le indicazioni sanitarie vanno tradotte in arabo, spagnolo e inglese per le comunità di migranti, altrimenti spesso il messaggio non arriva. Le scuole, insomma, devono diventare non solo un presidio educativo ma anche sanitario”.

Sui disagi provocati dalla Dad concordano alunni e docenti. “Una studente ci ha raccontato che deve chiudersi in bagno per isolarsi dai tre fratelli e dai genitori in smart working in un quadrilocale – osservava la preside Giovanna Mezzatesta, mentre Mazzi passava da Socrate a Marx e un altro prof conduceva la sua lezione di matematica e fisica -. La Dad è molto penalizzante. Bisogna investire su trasporti, tracciamento e assunzioni. E poi vorrei che la scuola riaprisse prima delle sale bingo…”.

“La Dad non è formazione – è convinto Loris, 16 anni, rappresentante di istituto – è solo una videochiamata. C’è dispersione, ci si distrae e i professori non sono formati per insegnare così”. “Io ho sempre utilizzato le nuove tecnologie. In emergenza bisogna fare di necessità virtù, ma mi pare che si tenda a paragonare troppo facilmente la Dad alla didattica in presenza. Invece deve essere solo un’integrazione. Ai miei studenti, poi, mancano soprattutto i loro compagni”, ha notato Mazzi, 44 anni, professore di storia e filosofia, al termine di una mattinata conclusa con la lettura degli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione: “Sanciscono il diritto allo studio. E siamo qua per rivendicarlo”.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)

Lascia un commento