L’appello dei medici: “Nessun allentamento per Natale”

Un un infermiere sostiene la mano di un paziente di Covid-19 in una unitá di terapia intensiva in un ospedale di Praga.
Un un infermiere sostiene la mano di un paziente di Covid-19 in una unità di terapie intensiva. EPA/MARTIN DIVISEK

ROMA. – La politica “non allenti ancora una volta la guardia”, per non ripetere gli errori fatti la scorsa estate: in vista delle festività natalizie le misure in atto “non vanno ammorbidite” perché se è vero che l’epidemia sta rallentando, è anche vero che gli ospedali sono ancora “sovraccarichi’ .

E’ un appello forte quello che i sindacati medici lanciano unitariamente attraverso l’Intersindacale medica, avvertendo che in questo momento sottovalutare i rischi sarebbe pericolosissimo. I dati “mostrano segnali di rallentamento della crescita dell’epidemia da SarsCov2, tuttavia le condizioni di sovraccarico del sistema ospedaliero, con occupazione delle Terapie Intensive e aree COVID particolarmente elevata, impongono di non allentare le misure restrittive.

Ricordiamo che nell’ultima settimana si sono contati oltre 200mila nuovi casi e 4.980 decessi mentre i ricoveri con sintomi sono attualmente più di 34mila”, avverte l’Intersindacale della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria.

Il personale sanitario, “impegnato quotidianamente , 7 giorni su 7, di giorno e di notte, nella lotta contro la pandemia da Sars-CoV-2, si trova ad affrontare criticità di ogni tipo dovute al sovraffollamento degli ospedali, che con la seconda ondata interessa tutta la penisola.

Ogni allentamento delle restrizioni – affermano unitariamente le sigle dei camici bianchi – potrebbe, quindi, mettere a rischio tanto la vita dei pazienti affetti da COVID-19 quanto la salute dei pazienti con altre patologie, la cui prevenzione e cura rischia di essere per la seconda volta sacrificata a causa di una generale sottovalutazione del rischio della ripresa pandemica, sulla quale i medici e i dirigenti sanitari avevano lanciato tutti gli allarmi possibili già durante l’estate”.

Per la seconda volta gli operatori della sanità pubblica, denunciano, “sono costretti a ulteriori sacrifici anche a rischio della salute personale, oltre che ad affrontare una situazione di costante super lavoro”.

Quindi, un richiamo diretto ai decisori politici: “Chiediamo al Parlamento, al Governo e alle Regioni di ascoltare le decine e decine di migliaia di colleghi che da mesi lavorano senza tregua nell’emergenza territoriale e negli ospedali, amareggiati per il dibattito in corso su riaperture che, sotto le pur comprensibili esigenze dell’economia, celano sottovalutazioni del rischio di una ripresa della pandemia che potrebbe sommarsi nei prossimi mesi alla diffusione stagionale dell’influenza”.

Infatti, “pur essendo chiaro che le decisioni non competono ai professionisti ma alla Politica”, l’Intersindacale sottolinea che è, invece, preciso compito di chi lavora in prima linea fotografare la situazione, soprattutto per favorire scelte informate, essendo ormai acclarato scientificamente che i tempi di insorgenza delle manifestazioni cliniche successive al contagio impattano con numeri enormi per circa un mese dalla comparsa dei focolai sul sistema ospedaliero, sin dalla sua interfaccia territoriale 118, passando per la porta di ingresso dei Pronto Soccorso, per arrivare ai reparti Covid e fino all’ultima frontiera delle Rianimazioni.

Lascia un commento