Da Collemaggio a Giotto, il restauro è vanto italiano

Carabinieri in alta uniforme davanti alla restaurata Basilica di Collemaggio a L'Aquila, 20 dicembre 2017.
Carabinieri in alta uniforme davanti alla restaurata Basilica di Collemaggio a L'Aquila, 20 dicembre 2017. ANSA / CLAUDIO LATTANZIO

ROMA. – Simbolo dell’Aquila e capolavoro dell’architettura barocca, gotica e romanica, la Basilica di Santa Maria in Collemaggio, distrutta nel 2009 dal terremoto che ha devastato l’Aquila, è tornata al suo antico splendore. E certo nessuno ad osservarla oggi potrebbe sospettare che all’interno della sua muratura, persino dietro alla sua strepitosa facciata, siano stati impiantati chilometri e chilometri di una super tecnologica maglia in acciaio inox.

Del resto con il suo cantiere modello, ricco di competenze trasversali e completato in soli due anni (tra il 2016 e il 2017) continuando ad ospitare sia i matrimoni sia la celeberrima festa della Perdonanza, Collemaggio è un’eccellenza riconosciuta da tutti, apprezzata al punto da aver appena ricevuto l’European Heritage Award 2020, il più prestigioso dei premi internazionali per questo settore.

Ma non è il solo. Dall’Aquila ad Aquileia, da Ravenna a Torino, da Roma a Padova, l’Italia è piena di storie che raccontano l’eccellenza nel recupero e nel restauro del patrimonio immobiliare storico. Cento di queste storie di innovazione, sostenibilità e bellezza sono raccolte nel rapporto curato da Fondazione Symbola e Fassa Bortolo con la partnership di Assorestauro presentato alla presenza del ministro della cultura Franceschini, da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, e Paolo Fassa, presidente della Fassa Bortolo, con la partecipazione di Alessandra Vittorini, per molti anni alla guida della soprintendenza dell’Aquila e da due mesi direttore della Scuola di Beni Culturali del Mibact.

Un lavoro che è di fatto l’occasione per mettere a sistema una filiera made in Italy fatta di competenze, tecnologie e materiali sviluppati dal mondo dell’impresa e da quello della ricerca e dell’Università, spiega Realacci. E che ci fa capire come anche l’esperienza disastrosa dei terremoti che hanno squassato il paese negli ultimi decenni non sia stata vana, anzi.

Gli enormi cantieri di restauro diffusi in tutto il centro Italia (il più grande all’Aquila dove sul patrimonio culturale sono stati investiti 2 miliardi di euro) hanno fatto crescere le competenze in tema per esempio di consolidamento e messa in sicurezza, aperto allo sviluppo di nuove tecnologie e all’uso di nuovi più avanzati materiali.

E’ di una azienda di Carrara (Ms), ad esempio, la Tor Art, l’idea di ricostruire l’arco di Palmira distrutto dall’Isis con una speciale stampante 3D. A Roma si deve invece all’Enea lo sviluppo di un laser scanner 3D a colori che ha permesso la la scannerizzazione della volta di Pietro da Cortona a Palazzo Barberini (seconda per grandezza solo alla Cappella Sistina).

A Padova iGuzzini ha messo a punto un sistema di illuminazione particolare per la Cappella degli Scrovegni, capolavoro di Giotto. È italiano, nota Realacci, anche il primo protocollo al mondo che certifica la sostenibilità nel recupero dell’edilizia storico. Lo ha realizzato il Green Building Council Italia, e il primo edificio al mondo ad essere certificato sono le ex scuderie del Monastero benedettino della Rocca di Sant’Apollinare nei pressi di Spina (PG). Un’eccellenza che ha portato l’Italia ad assicurarsi in questo settore una leadership internazionale, dice Franceschini, citando tra l’altro l’esperienza dei Caschi Blu della Cultura.

“Una leadership che dobbiamo rafforzare e tutelare, perché i tanti paesi del mondo che si stanno affacciando adesso in questo settore guardano a noi”. Per farlo, sostiene il ministro, “servono fondi e serve formazione perché c’è ancora tantissimo da fare”, sottolinea il ministro che anticipa di aver chiesto che “una parte del Recovery Fund venga destinata alla messa in sicurezza antisismica del patrimonio culturale”.

Una “grande sfida”, la definisce Franceschini, importante anche sotto il profilo economico. Basti pensare che nel 2019 il mercato del restauro in Italia ha superato il valore di 638 milioni di euro, secondo un’indagine del Cresme riferita ai soli valori dei bandi pubblicati.

“Per l’Italia il patrimonio storico culturale è un elemento importante della nostra identità e la base di una nuova economia”, sintetizza Realacci. “Il Paese ha le energie per superare la crisi che stiamo attraversando e lo dimostrano queste realtà virtuose e innovative che sono la migliore risposta per costruire insieme un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più capace di guardare al futuro”.

(di Silvia Lambertucci/ANSA)

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