Vino da acqua e zucchero, sequestro a Partinico

Bicchieri da vino con zollette di zucchero
Bicchieri da vino con zollette di zucchero.

PALERMO. – “Il vino si può fare con l’uva”, diceva Marcello Mastroianni in un film di Giuseppe Tornatore. Una frase finita nel repertorio umoristico, ma che torna d’attualità dopo che la Guardia di finanza di Palermo ha scoperto che in alcune cantine di Particino la pratica di vinificare con acqua e zucchero non è mai tramontata dopo gli scandali di quarant’anni fa.

Le Fiamme gialle, insieme all’Ispettorato repressione frodi, hanno sequestrato un laboratorio clandestino e uno stabilimento enologico nel corso di un’indagine coordinata dall’aggiunto della procura di Palermo Sergio De Montis e dal sostituto Vincenzo Amico.

Sequestrate quantità industriali di zucchero: 250 quintali allo stato solido e 300 ettolitri disciolto in acqua. E poi 37 mila ettolitri di vini e mosti recanti indicazioni geografiche o denominazioni di origine contraffatti e sofisticati con zucchero e acqua.

Sono state eseguite perquisizioni e sequestri in tutta Italia per bloccare le partire di vino contraffatto distribuite da 5 indagati: Ottavio Lo Cricco – considerato l’ideatore della frode e ritenuto vicino a una cosca locale – amministratore della coop San Domenico Vini di cui fanno parte anche Fernando Noto e Antonino Polizzi. Gli altri due indagati sono Giovanni Groppuso e Ciro Luca Ligotino. Le imprese coinvolte, oltre la San Domenico Vini, sono la Cantina sociale Terre del Sud, la Primeluci e Lariana Wine tradiing.

Le partite di zucchero di barbabietola e di canna erano acquistate in nero da aziende con sede in Campania e arrivavano al laboratorio clandestino, gestito da Groppuso. Qui, secondo la tesi della Procura, avveniva la miscelazione con acqua, ottenendo così un composto per la preparazione di falsi vini e mosti. Il prodotto liquido ottenuto era destinato a uno stabilimento enologico di Partinico, dove hanno sede le imprese vinicole coinvolte, che poi vendeva i vini e mosti ai vari clienti.

Tra il 2018 e il 2020, sono stati venduti oltre 90 mila ettolitri a cantine vitivinicole e acetifici dislocati su tutto il territorio nazionale, risultati estranei alla frode. Sulla vicenda è intervenuta anche la ministra Teresa Bellanova: “Una operazione importante – ha detto la titolare delle Politiche agricole – capillare. Ancora una volta si conferma la qualità del nostro sistema di contrasto alle frodi alimentari e alla contraffazione”.

A Partinico, poco più di 30 mila abitanti, la pratica del vino adulterato non è nuova: a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta il forsennato consumo di zucchero nella città destò sospetti e fece partire le indagini. Risale al 1981 la richiesta di una condanna al pagamento di 18 miliardi di lire avanzata nei confronti di un imprenditore che aveva prodotto 180 mila quintali di vino adulterato: 100 mila lire di ammenda per ogni quintale. Per una dozzina d’anni seguirono altri processi e condanne, fino a quando la pratica della sofisticazione sembrava scomparsa.

(di Francesco Terracina/ANSA)