Confessarsi ai tempi del Covid: “Col telefonino non vale”

Prete e fedele durante la confessione. Confessionale
Prete e fedele durante la confessione all'aperto.

CITTA DEL VATICANO. – Il Covid ha cambiato la vita della Chiesa e dei sacramenti. Basti pensare che dove prima c’era l’acqua santa ora si trova il dispenser con il gel igienizzante. Ma le novità toccano anche sacramenti profondi, come quello della confessione. E se nelle parrocchie italiane ci si è attrezzati con locali areati o lastre di plexiglass per separare il sacerdote dal penitente, in alcune diocesi americane sono stati attrezzati dei drive-in, con il sacerdote che aspetta passare le auto con i penitenti a bordo. Un sistema analogo a quello dei tamponi.

Ma la fantasia non può andare troppo oltre e il Vaticano, anche considerato questo periodo d’Avvento e la conseguente preparazione al Natale, ha deciso di mettere alcuni paletti, stilando una sorta di vademecum. Se l’isolamento o la quarantena impedisce l’incontro con il sacerdote di presenza questo non può essere sostituito, per fare un esempio, da una telefonata con lo smartphone. La confessione in questo caso non è valida.

Come anche la Messa in tv non può sostituire quella in presenza. Si può essere esentati per motivi di salute dall’andare in chiesa ma nessun prelato potrà indicare la Messa in streaming come atto sostitutivo.

A dare precise indicazioni è il Penitenziere Maggiore, il cardinale Mauro Piacenza. In un intervento sul giornale della Santa Sede sottolinea, nel caso di confessione online o via telefono, “la probabile invalidità della assoluzione impartita attraverso tali mezzi. Manca infatti la presenza reale del penitente e non si verifica reale trasmissione delle parole della assoluzione”.

Ma il Covid consente invece la possibilità di “assoluzioni collettive”, specie nei casi di pazienti in un punto di morte. “Spetta al vescovo diocesano – spiega ancora il card. Piacenza – determinare, nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico, i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l’assoluzione collettiva: ad esempio all’ingresso dei reparti ospedalieri, dove si trovino ricoverati i fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti del possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di amplificazione della voce, perché l’assoluzione sia udita”.

Il cardinale chiarisce infine che la Messa vista in tv non sostituisce quella vissuta tra i banchi di una chiesa: “Nulla può surrogare la partecipazione alla Santa Messa in presenza. Nelle situazioni in cui non sia possibile recarsi alla Santa Messa festiva viene meno l’obbligo senza che si debba sostituire con altro la mancata partecipazione. Certamente se chi è impedito per valido motivo assiste alla celebrazione attraverso la televisione compie un atto pio e spiritualmente utile”.

(di Manuela Tulli/ANSA)