Clima: con lockdown le emissioni nel mondo sono scese del 7%

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Protesta contro le emissioni dei motori diesel. EPA/CLEMENS BILAN

ROMA. – L’effetto Covid con i lockdown e la riduzione generale delle attività porterà quest’anno a un calo delle emissioni globali del 7%, dato che non si registrava dalla seconda guerra mondiale. Nel 2009 la grande crisi portò a una riduzione dell’1,3%. Secondo le proiezioni di quest’anno, le emissioni di Co2 diminuiranno di 2,4 miliardi di tonnellate rispetto all’anno scorso.

Stime dei ricercatori del Global Carbon Project, pubblicate dalla rivista Earth System Science Data, secondo cui però “il trend si invertirà subito appena finirà la pandemia”. “Un anno soltanto non cambia nulla in termini di riscaldamento globale – precisa al sito CarbonBrief Corinne Le Quere, dell’università di East Anglia, uno dei membri del progetto – la cosa più difficile da capire è quanto grande sarà il ‘rimbalzo’, se farà tornare le emissioni ai livelli del 2019 o se andranno più in alto”.

Negli Usa la diminuzione è risultata del 12%, in Europa dell’11%, in India del 9% mentre in Cina si fermerà all’1,7%. Il periodo di massima diminuzione della produzione di Co2 è stato lo scorso aprile, con -17%. L’analisi arriva nel giorno del via libera dell’accordo Ue sul taglio delle emissioni del 55% entro 2030 e alla vigilia del 5/o anniversario dell’approvazione dell’Accordo di Parigi, il 12 dicembre 2015, alla Conferenza mondiale del clima, la Cop21, in cui 196 Paesi hanno convenuto per un riscaldamento ‘ben sotto i 2 gradi’ rispetto ai livelli pre-industriali, con l’impegno a “portare avanti sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi”. Accordo non vincolante in termini di sanzioni.

Obiettivi che sembrano lontani pur con i nuovi dati sulle emissioni. Il calo di gas serra dovuto alla Pandemia, infatti, mette in guardia il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), avrà un effetto “insignificante”; il mondo si sta dirigendo ancora oggi verso i 3 gradi di riscaldamento.

La ripresa post Covid, dunque, dovrà essere “seriamente” green se il mondo vuole evitare il peggio. Per mantenere la speranza di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, le emissioni dovrebbero essere ridotte del 7,6% all’anno, ogni anno dal 2020 al 2030, secondo le Nazioni Unite. Mentre sono aumentate in media dell’1,5% all’anno nell’ultimo decennio, raggiungendo un record nel 2019 (59,1 gigatonnellate, o miliardi di tonnellate, ovvero + 2,6% in più rispetto al 2018).

Inoltre il decennio 2011-2020 sarà il più caldo in assoluto, con i sei anni più caldi a partire dal 2015, secondo l’Organizzazione mondiale della meteorologia (World Meteorological Organization-Wmo) mentre sulle nostre Alpi, in base a uno studio del Cnr, nei prossimi 20-30 anni rischiano di sparire i ghiacciai sotto i 3500 metri. Infine un’analisi scientifica indipendente del gruppo Climate Action Tracker (CAT) che monitora l’azione per il clima dal 2009, facendo il punto sul rispetto dell’accordo di Parigi sottolinea che le nuove promesse che arrivano dalla Cina, dal Giappone o dal futuro presidente americano, potrebbero consentire, se mantenute, di limitare il riscaldamento a +2,1 gradi nel 2100.

Comunque sempre peggio rispetto agli obiettivi di Parigi. Meno di 20 paesi che rappresentano meno del 5% delle emissioni globali hanno finora presentato un nuovo piano, secondo il World Resources Institute. E 130 si sono impegnati a rafforzare i loro impegni .

(di Elisabetta Guidobaldi/ANSA)

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