Lo sfogo di Zaki: ”Sono esausto e depresso”

Striscione di Amnesty Bologna con il volto dello studente Patrick Zaki avvolto da filo spinato, chiendendo la sua liberazione. (Ansa)
Striscione di Amnesty Bologna, per la liberazione di Patrick Zaki nella campagna Amnesty #FreePatrick. ANSA/US AMNESTY

BOLOGNA. – Passano i mesi, si avvicina la fine dell’anno e ogni giorno in più trascorso in carcere Patrick Zaki sente le sue energie ridursi. L’ultimo colloquio avuto con la madre, sabato, ha molto preoccupato la famiglia, che ha parlato di una visita “da spezzare il cuore”.

Il giovane studente dell’Alma Mater, detenuto nella prigione di Tora, al Cairo, è stanchissimo, fiaccato da una situazione che non può comprendere né accettare. “Sono esausto fisicamente e mentalmente, non posso continuare a stare qui ancora a lungo e mi deprimo ogni volta che c’è un momento importante nell’anno accademico, mentre io sono qui invece di essere con i miei amici a Bologna”, le parole riportate su Facebook dalla rete di attivisti che ne chiede la liberazione.

“Durante la visita – ha raccontato la famiglia del 29enne – ci ha letteralmente spezzato il cuore. Le sue parole ci hanno lasciato in lacrime, incapaci di aiutare nostro figlio in questa straziante situazione. Siamo rimasti scioccati dal vedere che era depresso al punto che ha detto che raramente esce dalla sua cella, perché non riesce a capire perché si trova lì e non vuole affrontare il fatto di dover uscire per camminare per pochi metri fuori solo per poi essere rinchiuso di nuovo in una cella di pochi metri”.

“Nostro figlio – ha proseguito la familia dello studente – è un ricercatore innocente e brillante e dovrebbe essere celebrato, non chiuso in cella. Dieci mesi fa stava frequentando il suo master e facendo piani, adesso il suo futuro è completamente vago. Non sappiamo quando potrà continuare a studiare, o lavorare, o tornare alla sua ricca vita sociale”. La conclusione non può essere che una: “Chiediamo che Patrick venga rilasciato subito, rivogliamo nostro figlio e la nostra vita”.

Lo sfogo arriva dopo che sempre i famigliari, nelle scorse settimane, avevano riferito dei dolori alla schiena del giovane, costretto a dormire per terra. Ora il quadro è sempre più preoccupante: “Era quello che avevamo immaginato e che temevamo. Patrick non ce la fa più. Anche la penultima dichiarazione era stata allarmante, questa lo è ancora di più”, dice all’ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

“Mi auguro – aggiunge Noury – che all’interno del Governo italiano questo messaggio della famiglia di Patrick sia letto, circoli e produca una reazione immediata. Non possiamo perdere tempo. Il messaggio che arriva da Patrick è chiaro, bisogna reagire con la massima urgenza”.

Lascia un commento