Novembre nero per negozi mentre e-commerce vola piú 50%

Offerte e saldi per invogliare le spese con diverse code fuori dai negozi di abbigliamento di Milano
Offerte e saldicon diverse code fuori dai negozi di abbigliamento di Milano, Archivio. ANSA/PAOLO SALMOIRAGO

ROMA. – Le restrizioni per arginare la pandemia con le chiusure dei centri commerciali nei weekend e dei negozi nelle zone rosse infliggono un duro colpo alle vendite a novembre vanificando anche l’effetto del Black Friday.

A salvarsi sono solo i settori collegati allo stile di vita più “casalingo”, per via del distanziamento, – ossia il comparto alimentare e quello tecnologico (tra smart working e ricerca di socialità). Al punto che il cambio obbligato delle abitudini fa impennare l’e-commerce che continua a fare la parte del leone con un +50,2%.

A certificare rischi e difficoltà del nuovo corso dei consumi degli italiani nell’era dell’emergenza Covid è l’Istat, a partire dal crollo di circa il 40% delle vendite di abbigliamento e calzature rispetto a novembre 2019.

Le organizzazioni del commercio e dei consumatori lanciano l’allarme per la chiusura definitiva dei piccoli negozi e il tracollo del sistema imprenditoriale, microimprese in primis, chiedendo “con urgenza” un piano di rilancio che sfrutti le risorse europee anche per spingere la digitalizzazione e garantire l’accesso al commercio elettronico alle realtà più piccole.

Le cifre rivelano un novembre nero con il calo delle vendite al dettaglio rispetto a ottobre del 6,9% in valore e del 7,4% in volume. In crescita le vendite dei beni alimentari (+1,0% in valore e in volume) mentre le vendite dei beni non alimentari crollano sia in valore sia in volume (rispettivamente del 13,2% e del 13,5%).

Su base tendenziale le vendite al dettaglio diminuiscono dell’8,1% in valore e dell’8,4% in volume, ancora una volta per il tonfo delle vendite dei beni non alimentari, (-15,1% in valore e in volume), mentre le vendite dei beni alimentari sono in aumento (+2,2% in valore e +0,7% in volume).

Sotto pressione i piccoli negozi (-12,5%) ma anche la grande distribuzione (-8,3%). E la contrazione si fa più marcata nel segmento dei beni non alimentari che ha investito sia la grande distribuzione (-25,7%) sia, in misura inferiore, i negozi tradizionali (-16,9%). Dai dati emerge che rispetto a noviembre 2019 le flessioni più marcate si evidenziano per calzature, articoli da viaggio (-45,8%) e abbigliamento e pellicceria (-37,7%). A fare eccezione l’informatica e telefonia (+28,7%).

Confesercenti parla di “un altro prevedibile tonfo” e chiama in causa la decisione di non rinviare il  Black Friday. “A novembre, la seconda ondata ha “chiuso” del tutto oltre 190mila negozi nelle regioni rosse, a cui si sono aggiunte altre 68 mila attività in Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna cui è stato imposto lo stop di domenica e almeno altri 50mila negozi nelle gallerie commerciali per cui il divieto di apertura, invece, è stato esteso a tutto il weekend”. Ora si guarda con “forte preoccupazione” ai dati sulle cessazioni di attività nei primi mesi del 2021.

E il timore di un collasso del settore è rilanciato da Confcommercio che vede “il rischio di una depauperazione del sistema imprenditoriale, con molte aziende che, in presenza di un prolungato vuoto di domanda a cui non corrispondono sostegni adeguati, sono già uscite o usciranno dal mercato” anche per lo spostamento della domanda verso il commercio elettronico”.

Proprio l’e-commerce ormai “rappresenta una strada obbligata per il completamento dell’offerta anche dei negozi di prossimità”, puntualizza Confcommercio, secondo cui “parte delle risorse europee dovrà essere impiegata per spingere la digitalizzazione anche delle micro e piccole imprese”.

E di “trend inarrestabile” parla anche Bain che sottolinea come l’ecommerce, nel 2020, rafforzato dal Covid, abbia superato i 30 miliardi di euro di volume d’affari in Italia.

Federconsumatori sollecita “una spesa mirata delle risorse” per sviluppo economico e contrasto delle disuguaglianze nel Paese” e giudica “impensabile rifiutare il ricorso al MES, soprattutto alla luce delle criticità del sistema sanitario”.

 

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