Con cambio della privacy su WhatsApp, boom Telegram e Signal

Logo di Telegram
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ROMA. – Boom di Telegram e Signal, le chat alternative a WhatsApp, dopo che l’app di proprietà di Mark Zuckerberg che conta nel mondo due miliardi di utenti, ha annunciato nei giorni scorsi la modifica ai suoi termini di servizio sulla privacy da accettare entro l’8 febbraio. Queste modifiche però non impattano sull’Italia e sull’Europa dove vige il Gdpr, il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali.

“Nonostante l’obbligo di accettare i nuovi termini del servizio non ci sarà un aumento della condivisione di dati tra società diverse né alcun genere di cambiamento significativo”, spiega all’ANSA Ernesto Belisario, avvocato esperto in diritto delle tecnologie che sottolinea come “alcuni dati già venivano condivisi tra WhatsApp e Facebook, come ad esempio la mail con cui gli utenti si registrano al servizio o le informazioni sul dispositivo da cui viene usata l’app. Whatsapp ha chiesto agli utenti di accettare i nuovi termini di servizio e non di prestare un nuovo consenso privacy, una prassi frequente”, sottolinea.

Il dibattito su WhatsApp in questi giorni ha fatto così impennare la popolarità di app alternative come Telegram che nelle ultime 72 ore ha registrato 25 milioni di nuovi utenti. L’app fondata nel 2013 dal russo Pavel Durov, ai primi di gennaio contava oltre 500 milioni di utenti attivi mensilmente.

“Le persone non vogliono più scambiare la loro privacy con servizi gratuiti”, spiega Durov sottolineando che la sua chat è diventata il “più grande rifugio” per chi cerca una piattaforma di comunicazione privata. Il 38% dei nuovi utenti viene dall’Asia, il 27% dall’Europa, il 21% dall’America Latina e l’8% da Medio Oriente e Nord Africa.

Un’altra chat che ha registrato un’impennata di download dopo le critiche a WhatsApp è Signal, sviluppata nel 2013 da un gruppo di attivisti per la privacy e finanziata, tra gli altri, da Brian Acton uno dei fondatori di WhatsApp che ha lasciato la società nel 2017 in disaccordo con la gestione di Facebook che l’aveva comprata tre anni prima.

Secondo gli analisti di Sensor Tower, la chat è stata scaricata a livello globale 8,8 milioni di volte dopo che WhatsApp ha annunciato le modifiche. Picchi di download in India (da 12mila a 2,7 milioni), ma anche negli Usa (da 63mila a 1,1 milioni). Signal ha pure ricevuto l’endorsement di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, patron di Tesla e Space X.

Telegram e Signal, come WhatsApp, si basano su sistemi di crittografia ‘end-to-end’, consentono cioè che le conversazioni tra gli utenti delle chat possano essere viste solo da mittente e ricevente. Nemmeno i gestori delle app possono vederle. Signal, a differenza di WhatsApp e Telegram, non conserva neanche i metadati delle conversazioni, cioè le informazioni su dove, quando e con chi hanno comunicato i suoi utenti.

Se per gli utenti di WhatsApp europei e del Regno Unito non cambia nulla, “al di fuori dell’Unione Europea – sottolinea Ernesto Belisario – sarà obbligatorio accettare la condivisione dei dati di WhatsApp con Facebook. Questo significa che informazioni come il numero di cellulare, la rubrica dei contatti o il messaggio di stato potranno essere utilizzati dal social network per mostrare pubblicità personalizzate. Come dimostra bene questa vicenda – conclude l’esperto – le norme del Gdpr sono utili anche in relazione all’obbligo di trasparenza che incombe sui titolari del trattamento. Gli utenti devono avere tutte le informazioni necessarie a scegliere se utilizzare o meno un servizio, eventualmente mettendo in concorrenza diversi servizi e privilegiando quelli meno invasivi”.

(di Titti Santamato/ANSA)