Ambasciatore Guariglia: “Italia e Spagna congiuntamente sono una vera forza”

Ambasciatore Riccardo Guariglia e il Direttore Mauro Bafile
L'Ambasciatore Riccardo Guariglia intervistato dal nostro Direttore, Mauro Bafile

MADRID – I rapporti politici, economici e culturali tra Italia e Spagna, l’Unione Europea e l’importanza dei Paesi della sponda mediterranea, gli effetti della pandemia e, naturalmente, la nostra Comunità residente nel Paese. Sono questi gli argomenti trattati nel corso del colloquio con l’Ambasciatore d’Italia a Madrid, Riccardo Guariglia.

Il 2020 è stato un anno “diverso”, caratterizzato da una pandemia che ci ha cambiati profondamente. La scoperta del vaccino, e la campagna di vaccinazione iniziata in Europa, fa sperare ad un ritorno alla normalità. Sarà probabilmente una normalità “differente”; lontana da quella che abbiamo conosciuto prima della diffusione della Covid-19. Ma, speriamo, capace di farci dimenticare l’incubo del “nemico invisibile”.

È tradizione, ad inizio di ogni anno, volgere lo sguardo a ciò che ci lasciamo alle spalle e tirare le somme. Insomma, tracciare un bilancio delle attività svolte. È ciò che fa l’Ambasciatore Guariglia, giunto a Madrid in piena pandemia, conversando con la “Voce”

– Signor Ambasciatore, nonostante sia stato nominato il 3 ottobre del 2019, Lei ha assunto le sue funzioni l’11 maggio del 2020, in piena pandemia. Quali erano allora le sue priorità e come sono cambiate col trascorrere dei mesi?

– È normale che trascorra del tempo tra la nomina di un Ambasciatore da parte del Consiglio dei Ministri e la sua effettiva assunzione. Nel mio caso il tempo si è allungato principalmente a causa del coronavirus ed, effettivamente, sono stato il primo Ambasciatore italiano a partire nel periodo della pandemia: un chiaro segnale di amicizia tra Italia e Spagna, il primo che ho voluto dare nell’esercizio delle mie funzioni. A fine 2019 la priorità era indubbiamente la ripresa del dialogo politico bilaterale, considerando che tale dialogo si è mantenuto a livelli molto bassi per diversi anni. Poco più di un anno dopo, e a seguito della più grave crisi sanitaria che la storia recente dell’Europa ricordi, si può dire che l’obiettivo sia stato pienamente raggiunto, anche al di là delle aspettative iniziali. Negli ultimi mesi, infatti, Italia e Spagna hanno confermato una piena sintonia sulle principali sfide del nostro tempo, a cominciare dalla lotta al Covid-19. Insieme abbiamo promosso con successo un approccio europeo solidale per la risposta alla crisi, consentendo tra l’altro l’accordo di luglio sul “Next Generation EU Fund”. Ora occorre continuare a lavorare sulle direttrici stabilite dal Vertice intergovernativo di Palma di Maiorca, celebratosi il 25 novembre scorso a distanza di quasi 7 anni dal precedente, per consentire al rapporto Roma-Madrid, che ha ormai assunto una valenza che non esito a definire strategica, di convertirsi in un nuovo “motore” per l’Europa.

Può farci un breve bilancio della sua missione diplomatica nel corso del 2020 e sui rapporti tra Italia e Spagna?

– Sul piano bilaterale le relazioni italo-spagnole hanno sperimentato in questi ultimi mesi un’accelerazione particolarmente rapida e convinta: il Presidente del Consiglio ha effettuato una visita a Madrid lo scorso mese di luglio, mentre ad ottobre è stato organizzato a Roma l’annuale Foro di dialogo bilaterale, che ha riunito esponenti delle due società civili, aziende e rappresentanti istituzionali, tra cui i due Capi di Governo. A novembre, come ho appena detto, si è tenuto alle Baleari il Vertice bilaterale, che ha rappresentato un’eloquente testimonianza dell’attuale intensità e ampiezza delle relazioni italo-spagnole, con la partecipazione – ancora una volta – dei due Premier e di dieci Ministri da ambo i lati. A Palma è stata firmata una Dichiarazione congiunta, che stabilisce il cammino a seguire per i prossimi anni, e tre protocolli, tra cui uno firmato dai Ministri degli Esteri che prevede consultazioni periodiche ad alto livello in ogni ambito di collaborazione. Credo che una così ampia concentrazione di incontri al massimo livello tra Italia e Spagna non la si vedeva davvero da moltissimi anni! E tutto ciò, nonostante la pandemia. Certo, resta ancora molto lavoro da fare, su tanti dossier prioritari, ma il risultato più importante di questi mesi è il messaggio affermato ai più alti livelli: quello che Italia e Spagna – che insieme rappresentano un quarto della popolazione europea – congiuntamente sono una vera forza, che può operare nell’interesse non solo delle proprie popolazioni e delle proprie economie ma dell’Europa intera.

Anche se la crisi della Covid-19 ha frenato, se non congelato, il numero dei nostri connazionali residenti in Spagna, la nostra Comunità residente nel Paese è sempre tra le più numerose d’Europa. Quali sono oggi le sue necessità? Quali sono le esigenze dei giovani giunti poco prima della pandemia e che hanno scelto di restare nonostante la crisi economica che tutti annunciavano?

Ambasciatore Guariglia– Alla fine del 2020 i nostri uffici consolari registravano 225mila connazionali residenti, in aumento di circa il 10% rispetto al 2019. La stessa tendenza è segnalata dalle cifre spagnole: a metà 2020 (ultimi dati disponibili) risultavano 340mila connazionali, in aumento di circa il 10% rispetto ai dati di metà 2019. Insomma, quella italiana in Spagna è una collettività che continua ad aumentare (si tratta della quarta collettività straniera più numerosa nel Paese), concentrata in alcune Regioni specifiche (Catalogna, Madrid, Canarie, Baleari, Andalusia e Comunidad Valenciana, in quest’ordine), con un’età media di 40 anni, ben integrata economicamente e socialmente e in cui sono in progressivo aumento gli italiani di seconda generazione (figli cioè di italiani nati in Spagna). Parliamo di una comunità molto eterogenea, con esigenze evidentemente differenti, che a mio avviso rappresenta una grandissima ricchezza nelle relazioni italo-spagnole: gli italiani sono infatti sempre ammirati e sanno distinguersi per comportamenti esemplari, anche nelle fasi più difficili della crisi attuale. Nei limiti del possibile, cerchiamo di rispondere ai bisogni di tutti. Da poche settimane è attivo ad Arona, a Tenerife, un nuovo sportello consolare, per venire incontro alle domande della crescente collettività italiana presente alle Canarie (60mila connazionali secondo i dati del Ministero dell’Interno spagnolo, di cui 34mila iscritti AIRE, a cui aggiungere i turisti e altri temporanei). Quali le esigenze e i bisogni dei più giovani giunti da poco in Spagna? Per quelli che hanno scelto di trasferirsi in tempi recenti, le difficoltà sono legate evidentemente all’occupazione, ai ritardi della pubblica amministrazione dovuti alle misure di contenimento del coronavirus (si pensi agli appuntamenti per ricevere il NIE), alla paralisi del settore turistico e della ristorazione che negli anni ha impiegato tanti ragazzi. La speranza, in Spagna come in Italia, è che il 2021 porti non solo la sconfitta del virus ma anche una forte ripresa della vita economica e sociale dei nostri Paesi. Sono convinto che tutti insieme ce la faremo.

– Ad ottobre prima, nell’ambito del Foro di Dialogo Italia-Spagna, e a novembre poi, nel corso del vertice intergovernativo tra Spagna-Italia, il Presidente del Consiglio italiano e il Presidente del Governo spagnolo hanno affrontato temi politici ed economici di interesse per Italia e Spagna. A seguito di questi due vertici, cosa è cambiato nelle relazioni tra i due Paesi? Quali sono, a suo avviso, le aree in cui Italia e Spagna possono collaborare?

– È cambiato sicuramente l’approccio: non più competitivo, come è stato per lungo tempo, ma invece cooperativo, nell’interesse reciproco. Sta ora a noi lavorare per consolidare questo cambio di paradigma, e metterlo al riparo anche dall’andamento delle stagioni politiche nei rispettivi Paesi. Quel che è certo è che, nelle presenti circostanze, in cui il mondo attraversa una nuova fase di crisi sanitaria acuta e rigurgiti nazionalisti, Italia e Spagna possono farsi portatrici in Europa di una visione differente, improntata alla solidarietà e alla ripresa economica, “verde”, inclusiva e digitale. In che aree possiamo collaborare? Certamente nell’economia, dove i nostri rapporti sono già importantissimi. E, come affermato anche a Maiorca, in settori critici quali le infrastrutture, le telecomunicazioni, l’energia, il clima, la salute, l’innovazione e il digitale, aree in cui i nostri Paesi vantano realtà di assoluta eccellenza. In altre parole, vi sono spazi enormi per la collaborazione, anche in mercati terzi come quelli, ad esempio, dell’Africa o dell’America Latina.

L’Ambasciatore Guariglia ha iniziato la sua carriera diplomatica nel 1985 presso il Servizio Stampa e Informazione del Ministero degli Esteri. È stato Primo Segretario all’Ambasciata d’Italia al Cairo,  e Console a Bruxelles. Esperienza, quest’ultima che ricorda con piacere.  È stato poi Vice Direttore Generale per l’Unione Europea con funzioni vicarie/Direttore Centrale per i Paesi europei, Ambasciatore d’Italia a Varsavia, quindi, Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica e, poi, Capo di Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Una lunga esperienza diplomatica che lo ha portato a gestire anche situazioni particolarmente delicate.

I negoziati nell’ambito dell’Unione Europea, che hanno portato all’approvazione di ingenti somme stanziate per aiutare le economie più colpite dalla pandemia hanno dimostrato che i paesi dell’area mediterranea hanno un grosso potere di negoziazione quando agiscono assieme. È possibile che su temi determinati, di interesse comune come ad esempio quello dell’emigrazione, Italia e Spagna riescano a creare una specie di alleanza mediterranea?

– È proprio così. Insieme possiamo fare la differenza, non solo nell’interesse dei nostri Paesi ma di quello dell’Europa intera. Quello delle migrazioni, che Lei cita, è uno dei temi fondamentali su cui l’UE si gioca il proprio futuro. Proprio in occasione del Vertice di Palma di Maiorca, Italia e Spagna hanno inviato alle Istituzioni comunitarie un segnale chiaro riguardo al negoziato in corso sul cosiddetto “Patto Migrazione e Asilo”: una politica migratoria comune europea può funzionare solo se basata su una vera solidarietà tra Paesi UE e solo se i principii di responsabilità e di solidarietà sono in autentico equilibro, in coerenza con quanto stabiliscono i Trattati.

Mauro Bafile