Twitter e la nuova arma contro la disinformazione

Uno striscione con il logo di Twitter.

NEW YORK. – Twitter cerca di archiviare definitivamente l’era Trump e sfodera una nuova arma contro la disinformazione. Si chiama “Birdwatch” e coinvolge direttamente gli utenti, chiamati in prima persona a identificare e segnalare quei tweet con informazioni potenzialmente false o fuorvianti.

Il progetto pilota, il cui nome rimanda al logo dell’uccellino di Twitter chiamato in questo caso a “osservare”, è al momento su base volontaria ed è limitato a un piccolo gruppo di persone ritenute idonee, qualificate e in possesso, fra l’altro, di un numero di telefono e di un indirizzo email verificati.

I prescelti hanno la possibilità di evidenziare i cinguettii sospetti. Le note di contesto inserite non saranno per il momento visibili a tutti ma confluiranno su un sito separato, che Twitter si augura comunque di rendere prima o poi accessibile al grande pubblico.

“Riteniamo che questo approccio abbia il potenziale per rispondere rapidamente alla diffusione di informazioni fuorvianti”, ha spiegato Keith Coleman, vicepresidente per il prodotto di Twitter, mettendo in evidenza come la società che cinguetta creda fermamente nella necessità di “allargare a più voci” la battaglia contro la disinformazione.

I primi pareri raccolti su Birdwatch, ha aggiunto Coleman, sono positivi: le oltre 100 persone intervistate sull’iniziativa ritengono infatti le note fornite dagli utenti utili per contestualizzare meglio il tweet.

La società si è detta comunque consapevole delle “numerose difficoltà” nella costruzione di un sistema come Birdwatch, che vanno dal rendere l’iniziativa “resistente ai tentativi di manipolazione all’assicurare che non sia dominata” da utenti faziosi.

Birdwatch è l’ultimo sforzo in ordine di tempo di Twitter nella guerra alla disinformazione, che le ha creato non pochi grattacapi negli ultimi quattro anni. Dopo le ripetute segnalazioni dei tweet di Trump, la società che cinguetta ha sospeso, in una mossa senza precedenti, lo stesso account di Trump in seguito all’assalto al Congresso del 6 gennaio.

Una decisione che le è costata non poche critiche e che ha avviato un acceso dibattito sul potere incontrollato dei social media. Definendo “giusto” in ultima analisi lo stop imposto a Trump, Jack Dorsey, il boss di Twitter, ha comunque ammesso che si tratta di un precedente pericoloso.

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